Il carnevale in Sardegna ha mille volti affascinanti. Quello antico dei suggestivi carnevali barbaricini che - con le loro ancestrali maschere antropomorfe e zoomorfe, le vesti di pelli di capra, orbace e campanacci – rievocano riti misteriosi, danze propiziatorie e un rapporto stretto tra uomo e animale. Quello vibrante dei carnevali a cavallo, come quello di Oristano ("Sa Sartiglia"), durante il quale i cavalieri devono infilare in corsa una stella di metallo, auspicio di buon raccolto, e quello di Santulussurgiu ("Sa Carrela 'e nanti") nei quali i cavalieri mostrano il loro valore, coraggio e abilità, sfidandosi in corse temerarie per il centro cittadino. Oppure quello irriverente di Tempio con il fantoccio di Re Giorgio processato e bruciato in piazza, senza dimenticare la simbologia dei travestimenti di Bosa.
Si crede e si dice che la Sardegna sia zona fra le più conservative in Occidente. Ciò non è privo di fondamento, soprattutto per quanto riguarda le feste. Ancora oggi è possibile osservare la singolarità delle feste sarde e coglierne il particolare timbro che hanno rispetto a quelle che si celebrano nei continenti che si affacciano sul mare del Mediterraneo. Il carnevale in Sardegna ha mille volti affascinanti. Quello antico dei suggestivi carnevali barbaricini che rievocano riti misteriosi, danze propiziatorie o quello vibrante dei carnevali a cavallo, come quello di Oristano. Hanno grande fascino e attrattiva anche le cerimonie del ciclo della Pasqua. Le cerimonie della Settimana santa, essendo feste liturgiche e paraliturgiche, si caratterizzano per le sacre rappresentazioni che in non poche città e paesi sono scandite dalla polivocalità dei canti confraternali e dalle processioni. Contrassegno basilare di questi eventi è la musica tradizionale, espressione ancora oggi assai viva e variegata
Leggi tutto
Commenti