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Carnevale

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Il carnevale in Sardegna ha mille volti affascinanti: gli ancestrali e suggestivi riti barbaricini; gli appassionanti e vibranti carnevali a cavallo di Santu Lussurgiu e Oristano; i festeggiamenti irriverenti di Tempio Pausania e Bosa. In base alla liturgia cristiana, il carnevale si svolge nel periodo che precede la Quaresima. In Sardegna mantiene elementi conservativi di origine arcaica che rievocano riti e credenze precristiani. Anticamente, nell’ambito della società agro-pastorale si svolgevano le feste di fine inverno con l’accensione di grandi fuochi, riti cruenti che rievocavano i riti dionisiaci pagani caratterizzati dall’uso di maschere animalesche con fattezze demoniache. Col tempo le celebrazioni pagane propiziatorie della fertilità vennero riconvertite in feste cristiane. Dell’antico significato pagano rimane oggi l’atmosfera, specialmente nei travestimenti e nei rituali scenografici ricchi di simbologia.

Per approfondire:
S. Ruiu – G. Concu. Maschere e carnevale in Sardegna. Nuoro, Imago, 2008

Carnevale di Bosa
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Carnevale di Bosa
La festa spontanea della comunità che coinvolge tutti gli abitanti, caratterizzata da aspetti parodistici e satirici
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Carnevale di Fonni, maschere di s'Urthu e sos Buttudos
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Carnevale di Fonni
La lotta tra uomo e natura: S'Urthu è l'animale e Sos Buttudos gli uomini che tentano di domarlo
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Carnevale di Gavoi
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Carnevale di Gavoi
Dal giovedì grasso centinaia di tamburini diffondono il frastuono di antichi strumenti musicali: la musica è la maschera protagonista
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Carnevale di Lode'
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Carnevale di Lodè
Sas Mascaras Nettas e sas Mascaras Bruttas: due gruppi, due rituali in contrapposizione fra loro
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Carnevale di Lodine
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Carnevale di Lodine
Sas Umpanzias, uomini vestiti da vedove, processano e condannano al rogo il fantoccio di su Ziomo
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Carnevale di Lula
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Carnevale di Lula
Su Battileddu, impressionante maschera protagonista, vittima sacrificale de Sos Battileddos, i suoi guardiani
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Mamuthones
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Carnevale di Mamoiada
I Mamuthones incedono lentamente, curvi sotto il peso dei campanacci, al ritmo scandito dagli Issohadores
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Ollolai
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Carnevale di Ollolai
Sos Turcos, sa Marizzola, Maria Vressada, Maria Ishoppa e sa Mamm'e e su Sole, su Caprarju, su Ziomu, le maschere
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Olzai
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Carnevale di Olzai
Sos Intintos, sos Murronarzos e sos Maimones ballano in piazza accompagnati da su portedore
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Oniferi
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Carnevale di Oniferi
La maschera protagonista: Sos Maimones, con il viso annerito dalla fuliggine ricavata dal sughero bruciato
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Orani
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Carnevale di Orani
Su Bundu creatura metà umana e metà bovina con maschera di sughero colorato di rosso e lunghe corna
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Carnevale di Oristano, La maschera di Su Componidori
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Carnevale di Oristano
Su Componidori, uomo e donna al tempo stesso, e la corsa all’anello emblema della tradizione giudicale e cavalleresca oristanese
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Orotelli
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Carnevale di Orotelli
Con spirito grottesco i Thurpos inscenano riti propiziatori per la fertilità della terra e il rapporto fra l'uomo e la natura
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Carnevale di Ottana
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Carnevale di Ottana
Merdùles, Boes, Porcos, Molentes, Crapolos, uomini mascherati da animali interpretano scene di vita contadina e pastorale
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Ovodda
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Carnevale di Ovodda
Don Conte, fantoccio di stracci accompagnato per le vie del paese dalla processione de sos Intintos fino alla morte sul rogo
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Carnevale di Samugheo, piccoli mamutzones
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Carnevale di Samugheo
Mamutzones, s'Urtzu, su 'Omadore e su Traga Cortgius: maschere che danzano simulando il combattimento delle capre in amore
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Carnevale di Santu Lussurgiu
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Carnevale di Santu Lussurgiu
Sa Carrela 'e nanti: la spericolata e scenografica corsa a pariglie dei cavalieri colorati nelle strade in terra battuta
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Carnevale di Sarule
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Carnevale di Sarule
Sa Maschera a Gattu: due gonne al rovescio, una copertina bianca simbolo della nascita, un velo nero simbolo della morte
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Tempio Pausania
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Carnevale di Tempio Pausania
L’entrata trionfale di Re Giorgio con la sfarzosa sfilata di carri allegorici segna l'inizio del carnevale, il falò in cui brucia segna la fine
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I fuochi di sant’Antonio Abate

La notte fra il 16 e il 17 gennaio, in numerosi paesi della Sardegna, si commemora sant'Antonio Abate. Il simbolo della celebrazione è il fuoco che brucia cataste di legna, intorno alle quali la comunità si riunisce per chiedere al santo grazia e miracoli, scambiandosi cibo e vino preparati per l'occasione. Il fuoco con le sue proprietà benefiche: contro le malattie degli uomini e del bestiame o per l’auspicio di un buon raccolto.Il rito del fuoco di sant’Antonio, fra devozione cristiana e antiche tradizioni pagane, è documentato dalla metà del XIX secolo anche se le sue origini affondano in epoche più remote.  Sant’Antonio, esponente dell'ascetismo egiziano del III secolo dopo Cristo, strenuo difensore dell’umanità contro i diavoli e l'inferno. Secondo la leggenda si recò negli inferi con il suo bastone di ferula e il suo maialino, riuscendo a sottrarre una scintilla di fuoco da portare in dono all’umanità, che fino ad allora era costretta a sopravvivere al freddo.Sono un centinaio le località in cui si allestiscono falò, in onore del santo. Il rito inizia i giorni precedenti con la scelta, la raccolta e il trasporto degli arbusti da bruciare, in genere fascine o piante cave all’interno. Alla raccolta e al trasporto della legna partecipa l’intera comunità. I falò, nei vari paesi della Sardegna, assumono diversi nomi, a volte derivanti dal tipo di legno utilizzato. Il termine più generico e comune è fogadoni o fogadone. Altre denominazioni derivano dal tipo di legname utilizzati: sa tuva (che indica il legno di quercia cavo all’interno, privato di rami e radici), sas frascas (arbusti della macchia mediterranea, come corbezzolo, lentischio, cisto) e su romasinu (frasche del rosmarino). I tronchi vengono sistemati in posizione verticale al centro della piazza, spesso antistante la chiesa dedicata al santo, come per ricordare la struttura della ferula del santo. Nei fori dei rami tagliati si inseriscono delle frasche di alloro che serviranno per accendere il fuoco. Una volta terminata la preparazione del falò, il sacerdote benedice i tronchi e il fuoco. Da quel momento può avere inizio la festa, che prosegue tutta la notte fino allo spegnimento spontaneo del fuoco. I disegni creati dal fumo forniscono auspici e profezie per l'annata agraria. I festeggiamenti sono accompagnati da balli e canti tradizionali, dalla distribuzione e condivisione di vino, dolci e pani preparati per l’occasione.In numerosi paesi la festa di sant'Antonio segna l'inizio del Carnevale. A Mamoiada si assiste alla vestizione e alla prima uscita in pubblico delle maschere tradizionali dei Mamuthones e degli Issohadores (sa prima essia). A Ottana si festeggia s’Ogulone de sant’Antoni e sa prima essia (uscita) di Boes e Merdules. A Orotelli i Thurpos inscenano i riti propiziatori. Anche in altre località come Bosa, Neoneli, Oniferi e Orani l’accensione dei fuochi rappresenta l’inizio del carnevale.

Leggi tutto Leggi tutto La notte fra il 16 e il 17 gennaio, in numerosi paesi della Sardegna, si commemora sant'Antonio Abate. Il simbolo della celebrazione è il fuoco che brucia cataste di legna, intorno alle quali la comunità si riunisce per chiedere al santo grazia e miracoli, scambiandosi cibo e vino preparati per l'occasione. Il fuoco con le sue proprietà benefiche: contro le malattie degli uomini e del bestiame o per l’auspicio di un buon raccolto.Il rito del fuoco di sant’Antonio, fra devozione cristiana e antiche tradizioni pagane, è documentato dalla metà del XIX secolo anche se le sue origini affondano in epoche più remote.  Sant’Antonio, esponente dell'ascetismo egiziano del III secolo dopo Cristo, strenuo difensore dell’umanità contro i diavoli e l'inferno. Secondo la leggenda si recò negli inferi con il suo bastone di ferula e il suo maialino, riuscendo a sottrarre una scintilla di fuoco da portare in dono all’umanità, che fino ad allora era costretta a sopravvivere al freddo.Sono un centinaio le località in cui si allestiscono falò, in onore del santo. Il rito inizia i giorni precedenti con la scelta, la raccolta e il trasporto degli arbusti da bruciare, in genere fascine o piante cave all’interno. Alla raccolta e al trasporto della legna partecipa l’intera comunità. I falò, nei vari paesi della Sardegna, assumono diversi nomi, a volte derivanti dal tipo di legno utilizzato. Il termine più generico e comune è fogadoni o fogadone. Altre denominazioni derivano dal tipo di legname utilizzati: sa tuva (che indica il legno di quercia cavo all’interno, privato di rami e radici), sas frascas (arbusti della macchia mediterranea, come corbezzolo, lentischio, cisto) e su romasinu (frasche del rosmarino). I tronchi vengono sistemati in posizione verticale al centro della piazza, spesso antistante la chiesa dedicata al santo, come per ricordare la struttura della ferula del santo. Nei fori dei rami tagliati si inseriscono delle frasche di alloro che serviranno per accendere il fuoco. Una volta terminata la preparazione del falò, il sacerdote benedice i tronchi e il fuoco. Da quel momento può avere inizio la festa, che prosegue tutta la notte fino allo spegnimento spontaneo del fuoco. I disegni creati dal fumo forniscono auspici e profezie per l'annata agraria. I festeggiamenti sono accompagnati da balli e canti tradizionali, dalla distribuzione e condivisione di vino, dolci e pani preparati per l’occasione.In numerosi paesi la festa di sant'Antonio segna l'inizio del Carnevale. A Mamoiada si assiste alla vestizione e alla prima uscita in pubblico delle maschere tradizionali dei Mamuthones e degli Issohadores (sa prima essia). A Ottana si festeggia s’Ogulone de sant’Antoni e sa prima essia (uscita) di Boes e Merdules. A Orotelli i Thurpos inscenano i riti propiziatori. Anche in altre località come Bosa, Neoneli, Oniferi e Orani l’accensione dei fuochi rappresenta l’inizio del carnevale.

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