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Carnevale di Gavoi

Carnevale di Gavoi

Carnevale di Gavoi

Il carnevale a Gavoi inizia il giovedì grasso (jobia lardajola), così chiamato perché per l’occasione si preparavano le fave con il lardo. Non esistono maschere caratteristiche; la musica è il centro della festa, non è importante il travestimento: il suono (su Sonu) è la maschera.
Gli adulti e i bambini sfilano indossando il tipico abito di velluto e calzando scarpe chiamate "sos cosinzos" e "sos cambales". Protagonisti della festa sono i tamburini, che si radunano a centinaia (sa sortilla 'e tumbarinos), e i loro antichi strumenti musicali costruiti interamente a mano con pelli di capre e pecore. Il corteo si snoda per le vie del centro del paese con i tamburi che suonano all'impazzata, accompagnati dal suono del piffero di canna (su pipiolu). La notte di martedì grasso Zizzarone, un fantoccio che rappresenta il re del carnevale, portato per le vie del paese su un asino o da una persona viene bruciato per dare l'addio alla festa, a volte sul rogo finiscono anche i pupazzi che rappresentano la moglie Marianna Frigonza e il figlio Marieddu. Il carnevale termina all'alba del mercoledì successivo, quando "sos intinghidores" con il sughero bruciato disegnano una croce sulla fronte dei partecipanti. Il suono delle campane (su toku de sa ritiru) segna l'inizio della Quaresima.

Le maschere
Zizzarrone: un fantoccio chiamata anticamente Tiu Zarrone che rappresenta il re del carnevale, vittima destinata ad essere arsa nel rogo finale.
Sos sonadores: i suonatori, vestiti con abiti di velluto, gambali (sos gambales) e la coppola (su bonette), con il volto annerito dalla fuligine.
Sos tumbarinos: i tamburini che percuotono gli strumenti con le bacchette (sos mazzuccos).

Gli strumenti
Su tumbarinu: tamburi realizzazione con setacci per la farina, forme in legno per il pecorino, vecchi secchi di sughero usati per la mungitura e per cagliare il formaggio (sos malùnes) o grandi contenitori per conservare il grano (sos majos). Emettono un suono cupo.
Su triangulu: triangolo realizzato in ferro battuto con le punte piegate verso l’esterno, produce un suono acuto.
Su tumborro: la serraggia, strumento composto da una vescica di animale essiccata, rigonfiata ce usata come cassa di risonanza che viene fatta vibrare da una corda come se fosse un violino.
Su pipiolu: un antico flauto di canna dotato di fori rotondi con all’interno un pezzo di sughero sagomato.

Storia
Il carnevale gavoese ha origini antiche. Caratterizzato da elementi festosi e allegri, diversamente da quelli più cupi della Barbagia, che richiamano i riti propiziatori offerti alla natura che si risveglia dopo l’inverno.

Aggiornamento

5/2/2024 - 12:32

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