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Carnevale di Ollolai

Carnevale di Ollolai

Carnevale di Ollolai

Il carnevale di Ollolai è caratterizzato dalla presenza di numerose maschere tradizionali: Sos Bumbones. Nello specifico sos Truccos o sos Turcos, avvolti in un telo di pizzo bianco (inghirialettu) un tempo utilizzato per ricoprire i piedi del letto del defunto prima della sepoltura; portano sulle spalle uno scialle ricamato usato tradizionalmente per avvolgere il neonato durante il battesimo (su mantella rubia). Questo abbigliamento ha un carattere fortemente simbolico. Rappresenta il ciclo della vita: la morte della natura in inverno e la sua rinascita in primavera.
Altra maschera caratteristica del carnevale ollolaese è sa Marizzola, figura femminile vestita con una gonna di panno rosso scuro (su bardellinu), una blusa bianca ricamata a mano e un particolare corpetto (sas palas), lasciato in vista sopra la camicia e decorato con filo dorato e argentato. A coprire il capo un fazzoletto ricamato con fiori in rilievo (su muccadore froreau), mentre sul viso è posto un velo di tulle o, in alternativa, una maschera di cartapesta.
Le tradizionali figure femminili di Maria Vressada, chiamata così perché avvolta in un copriletto, Maria Ishoppa e sa Mamm'e e su Sole rappresentano tre maschere spauracchio che spaventano i bambini capricciosi.
Caratteristica figura maschile è invece su Caprarju vestito con casacca e pantaloni aderenti di panno o di velluto, camicia bianca alla coreana, berretto (su bonette) sopra il quale è legato un fazzoletto che regge una maschera di legno, scarponi in pelle (sos cambales). Il personaggio rappresenta i ballerini più agili. Incrociato sul petto porta un insieme di piccoli campanacci che suonare durante le danze.
I Truccos, riuniti in gruppi chiamati sas troppas de harassehare, girare di casa in casa trasportando un manichino di paglia e vecchi abiti, con il volto fatto con un telo su cui sono disegnati gli occhi e la bocca (su Ziomu). Il fantoccio nasconde, sotto un cappotto di orbace, una sacca di salsicce e una botte colma di vino (sa gruppa). Il fantoccio, a tarda sera, viene condotto alla periferia del paese, processato e condannato al rogo segnando così la fine del carnevale e l'inizio della Quaresima.
Recentemente la comunità di Ollolai ha valorizzato la tradizione carnevalesca concentrando lo svolgimento della festa, delle sfilate e delle rappresentazioni sceniche soprattutto nelle ore pomeridiane anziché in quelle notturne.

Le maschere
Sos Truccos o sos Turcos: sono avvolti in un telo di pizzo bianco (inghirialettu), portano sulle spalle uno scialle ricamato (su mantella rubia). Hanno capo e volto coperti da un pesante pizzo, portano una cuffietta con frange (capiale'e fronzas).
Sa Marizzola: figura femminile vestita con una gonna di panno rosso scuro (su bardellinu), una blusa bianca ricamata a mano e un corpetto. Sul capo un fazzoletto ricamato con fiori in rilievo (su muccadore froreau), mentre sul viso un velo di tulle o una maschera di cartapesta.
Su Caprarju: indossa pantaloni in velluto e camicia bianca, il fazzoletto legato sopra il berretto e una maschera di legno. Con una mano tiene uno scudiscio in pelle e con l'altra assoggetta il caprone strattonandolo con gesti minacciosi.
Il Caprone: porta una maschera in legno con lunghe corna, berretto, lunghe pellicce e campanacci. Cammina sopra due sgabelli di sughero per non contaminarsi toccando il suolo. 

Storia
Il carnevale ollolaese iniziava ufficialmente il giorno di Sant'Antonio ma i festeggiamenti veri e propri cominciavano la domenica di carnevale proseguendo per tre giorni fino al mercoledì delle Ceneri. Dopo la messa, gli uomini più spigliati e pronti allo scherzo, vestiti con le tipiche maschere del paese (su Truccu, sa Marizola, Maria Vressada, Maria Ishoppa, sa Mamm'e e su Sole, su Caprarju) formavano i gruppi del carnevale (sas troppas de harrasehare), ciascuno dei quali era accompagnato da su Portatore, unico componente a non indossare la maschera (sa carota o sa visera). Le donne e i bambini non si mascheravano anche se partecipavano agli scherzi e alle rappresentazioni sceniche nelle vie del paese. Durante i tre giorni di festeggiamenti ogni gruppo visitava le case dei suoi componenti dove veniva offerta una cena a base di arrosto di maiale, salsicce, savadas, gathas, formaggio e galadina. La sera i balli proseguivano nelle case o in piazza. Durante il periodo fascista, a partire dal 1925 circa, i travestimenti che coprivano il viso vennero vietati. Nel secondo dopoguerra furono riammesse le maschere e iniziarono a travestirsi anche le donne. Secondo la tradizione un fantoccio fatto di paglia e stracci portato da un asino (su Ziomu), contenente al suo interno una botte di vino e una sacca di salsicce, accompagnava lungo le vie del paese il corteo di sos Intintos, uomini che si imbrattavano il volto con il sughero bruciato. Il mercoledì delle Ceneri, in tarda serata, il manichino veniva processato e bruciato.

Aggiornamento

5/2/2024 - 13:29

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