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Carnevale di Bosa

Carnevale di Bosa

Carnevale di Bosa

A Bosa è chiamato Karrasegare, termine utilizzato anche per indicare i tre giorni finali e più importanti della festa: domenica, lunedì e martedì. È la festa della comunità, in cui i ruoli sociali sono meno rigidi, caratterizzata da aspetti parodistici e satirici: una messa in scena collettiva attraverso l'esecuzione di canti satirici.
Inizia una settimana prima del giovedì grasso (lardazholu o laldaggiolu) quando alcuni gruppi in maschera vanno di casa in casa chiedendo mendicando cibo e bevande (sa palte 'e cantare) improvvisando canzoni satiriche basate sulla struttura dei canti tradizionali. In cambio ottengono carne, salsiccia, formaggio, frutta e dolci per imbandire il cenone. Il martedì grasso è dedicato alla sfilata dell’intera comunità mascherata. I personaggi principali sono Gioldzi (Re Giorgio simbolo del Carnevale) rappresentato da un fantoccio di stracci con una botte per pancia e le maschere di "s'attittidu" (lamento funebre). Sin dalle prime ore del mattino, i partecipanti invadono le strade e le Attittadoras, vestite completamente di nero, annunciano piangendo la morte di Gioldzi, raffigurato da un bambolotto spesso smembrato portato in braccio o su una carriola. I loro lamenti risuonano per le strade producendo un particolare effetto sonoro. Gli spettatori sono coinvolti nella sfilata e a volte importunati dai protagonisti: le Attittadoras chiedono al pubblico un goccio di latte (unu tikkirigheddu de latte) per il neonato Gioldzi, abbandonato dalla madre distratta dalla festa. Vengono messi in scena balli e canti, caratterizzati da versi satirici e irriverenti. Al tramonto del sole si assiste a un cambio di scena. Le Attittadoras lasciano il posto alle maschere in bianco, le anime del Carnevale che volge al termine, che girovagano per le strade con le lanterne alla ricerca di Gioldzi che, una volta trovato, viene poi bruciato in un rogo che simboleggia la purificazione collettiva.

Le maschere
Gioldzi: Re Giorgio, rappresentato da un fantoccio fatto di paglia e stracci con una botte al posto della pancia.
S’Attittadora: la prefica che recita i canti e i lamenti in onore del defunto, con il volto dipinto di nero con il sughero bruciato (s’oltigiu brusiadu), vestita a lutto con gonna lunga, bustino e scialle. Porta in braccio un bambolotto che rappresenta Gioltzi neonato affamato.
Le maschere in bianco: coperte da un lenzuolo bianco e da una federa bianca che funge da cappuccio, il viso dipinto di nero, in mano un cestino o una lanterna.

Storia
In passato il Carnevale di Bosa iniziava la notte di Capodanno con l'apertura delle sale da ballo che continuavano la loro attività fino alla notte del martedì grasso, con una piccola ripresa in occasione della festa della Pentolaccia durante la prima domenica di Quaresima. Dal giorno di Capodanno fino a Pasqua si consideravano festivi tutte le domeniche, gli ultimi due giorni del Carnevale (lunedì e martedì grasso), giovedì grasso, il giovedì che precedeva il giovedì grasso e, infine, il sabato e la prima domenica della Quaresima.  I protagonisti, con il volto annerito dalla fuliggine, un copricapo e una giacca al rovescio, sfilavano dietro i carri.

Aggiornamento

7/2/2024 - 15:32

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