Pietro Delitala si discosta dagli autori dello stesso periodo perché sceglie la lingua italiana, o per meglio dire, toscana, in un momento in cui questo idioma è quasi completamente abbandonato in Sardegna. Nasce nel 1550 a Bosa in una famiglia di origine nobiliare. Il padre era Nicolò e la madre Sibilla de Sena, figlia del Giovanni visconte di Sanluri che partecipò alla ribellione di Leonardo de Alagon. Passa buona parte della sua vita in Italia, da esule, a causa di una vicenda sentimentale con una donna maritata finita male. In particolare si rifugia a Siena, presso la famiglia dei Piccolomini, parenti da parte di madre. È folgorato dall'opera poetica di Torquato Tasso, del quale resterà un fedele ammiratore. Dissipato il patrimonio è costretto a tornare nell'isola dove viene arrestato per un processo inquisitorio su questioni di fede. Si salva dal rogo grazie all'intercessione del vescovo di Bosa, Giovanni Francesco Fara, fondatore della storiografia sarda.
Nella premessa alla raccolta delle sue "Rime diverse", pubblicata a Cagliari nel 1596, egli stesso si scusa di usare una lingua che è "veramente molto aliena da noi" e "da pochissimi intesa esattamente", anziché "scrivere in lingua sarda come materna, o spagnola come più usata, e ricevuta, in questa nostra isola". Le sue poesie sono allineate agli stilemi manieristici che andavano in voga negli anni della sua permanenza in Italia.
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