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Sardinian-Piedmontese

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L'isola passa dagli Spagnoli ai Savoia con un breve intermezzo degli Austriaci e un temporaneo ritorno alla Corona iberica.
I Savoia, duchi e principi che acquisiscono il titolo di re nell'isola, all'inizio non sono molto soddisfatti del loro nuovo dominio. Secondo lo storico Francesco Floris, sperano di potersene disfare con profitto.
Passano cosi nell'immobilismo trent'anni circa di governo mentre l'isola langue. Infine, la monarchia sabauda passa all'azione grazie all'impegno del ministro plenipotenziario conte Bogino. Le riforme piemontesi riguardano tutti i settori della vita pubblica: l'istruzione, l'università, l'ordine pubblico, le comunicazioni, l'assistenza, l'agricoltura. Si tratta però di azioni superficiali che non intaccano la struttura sociale dell'isola strozzata dal feudalesimo. Ma, secondo quanto appurato da Giuseppe Marci, i "lumi" prodotti dalla cultura europea penetrano in Sardegna e provocano una presa di coscienza autonomistica degli strati più evoluti di nobiltà e borghesia.
È la premessa a un fiorire di opere letterarie, poetiche o civili, e a i moti insurrezionali della fine del secolo che tanto hanno segnato la storia dell'isola. Nasce una sorta di Arcadia poetica, subito sopravanzata da una letteratura didascalica e da un rinnovato interesse verso la storiografia. È un momento felice per la lingua autoctona, ma fra quelli che non scelgono il sardo si distinguono Vicente Bacallar y Sanna, Angelo Berlendis, Antonio Marcello, Francesco Carboni, Giuseppe Cossu, Domenico Simon, Andrea Manca del'Arca, Vincenzo Sulis, Gian Andrea Massala, Domenico Alberto Azuni, Giuseppe Manno, Pasquale Tola, Giovanni Siotto Pintor.

Sardo-piemontese
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Late Iberian literature
In the last two centuries, the island's ruling classes have become strongly Hispanized and the Piedmontese are struggling to find their way around Sardinian reality.
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Paesaggio
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La letteratura arcadica e didascalica
I Savoia, intorno alla metà del secolo, mettono finalmente a punto una strategia politica che prevede un'espansione verso la penisola italiana. Abbandonano, in parte, il francese (da sempre la loro lingua colta e ufficia...
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Giudicale
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La letteratura storico-civile
L'interesse degli scrittori e intellettuali per l'isola si esplicò anche in relazione alla ricostruzione delle vicende di una ''patria'', la Sardegna, che - pur partecipe del processo di costruzione della nazione italian...
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Sardo-piemontese
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I viaggiatori dell'Ottocento
La storia della Sardegna arriva alle porte dell'Ottocento portandosi dietro un vasto patrimonio culturale. Dopo il passaggio ai Savoia nel 1718, il nuovo governo non si orientò subito all'interno di una realtà estremamen...
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I viaggiatori dell'Ottocento

La storia della Sardegna arriva alle porte dell'Ottocento portandosi dietro un vasto patrimonio culturale. Dopo il passaggio ai Savoia nel 1718, il nuovo governo non si orientò subito all'interno di una realtà estremamente diversa dalle terre continentali, e ciò acuì la frattura tra la cultura di tradizione spagnola, ormai secolare, che sopravvisse nelle comunicazioni usuali e negli atti ufficiali, e quella piemontese, inizialmente ostile e difficile da accettare.In questa delicata e non breve fase di transizione (segnata anche dall'introduzione forzata della lingua italiana) e tra numerose difficoltà, nella prima parte del secolo si ebbe però un forte risveglio culturale isolano, iniziato con l'uscita, intorno agli anni venti, della ''Storia di Sardegna'' di Giuseppe Manno. Si tratta nel contempo di una rinascita interna - culturale e politica insieme - e di una valorizzazione esterna. La causa di questa rinnovata attenzione è infatti sia la scoperta dell'isola sia da parte degli stessi sardi, finalmente mossi dall'esigenza di riappropriarsi il proprio passato, la storia della loro terra, magari inventandola quando non sembrava abbastanza suggestiva; sia da parte dei viaggiatori, letterati e scrittori stranieri che vi vedevano la terra romanticamente misteriosa e accattivante da percorrere e da studiare. L'immagine che viene restituita dai loro scritti è quella di un'isola lontana nello spazio e nel tempo, quasi il legame intermedio tra la mitologia e la civiltà. Ne nasce il mito romantico dell'isola dimenticata, di un mondo arcaico che si muove con secoli di ritardo rispetto a un colto Ottocento europeo, mantenendo intatti i valori del passato.Fra i diversi viaggiatori, Joseph Fuos è il primo a dare origine, con la sua opera ''Nachrichten aus Sardinien'' (pubblicata in tedesco nel 1780), al mito dell'isola di Sardegna, seguito poi dal più famoso Alberto della Marmora (''Voyage en Sardaigne'', del 1826), dal francese Valery (''Voyage en Corse, à l'Ile d'Elbe et in Sardaigne'', del 1835) dall'inglese John Warre Tyndale ("The Island of Sardinia'', del 1849), da Antonio Bresciani (''Dei costumi dell'isola di Sardegna", del 1850).

Read everything Read everything La storia della Sardegna arriva alle porte dell'Ottocento portandosi dietro un vasto patrimonio culturale. Dopo il passaggio ai Savoia nel 1718, il nuovo governo non si orientò subito all'interno di una realtà estremamente diversa dalle terre continentali, e ciò acuì la frattura tra la cultura di tradizione spagnola, ormai secolare, che sopravvisse nelle comunicazioni usuali e negli atti ufficiali, e quella piemontese, inizialmente ostile e difficile da accettare.In questa delicata e non breve fase di transizione (segnata anche dall'introduzione forzata della lingua italiana) e tra numerose difficoltà, nella prima parte del secolo si ebbe però un forte risveglio culturale isolano, iniziato con l'uscita, intorno agli anni venti, della ''Storia di Sardegna'' di Giuseppe Manno. Si tratta nel contempo di una rinascita interna - culturale e politica insieme - e di una valorizzazione esterna. La causa di questa rinnovata attenzione è infatti sia la scoperta dell'isola sia da parte degli stessi sardi, finalmente mossi dall'esigenza di riappropriarsi il proprio passato, la storia della loro terra, magari inventandola quando non sembrava abbastanza suggestiva; sia da parte dei viaggiatori, letterati e scrittori stranieri che vi vedevano la terra romanticamente misteriosa e accattivante da percorrere e da studiare. L'immagine che viene restituita dai loro scritti è quella di un'isola lontana nello spazio e nel tempo, quasi il legame intermedio tra la mitologia e la civiltà. Ne nasce il mito romantico dell'isola dimenticata, di un mondo arcaico che si muove con secoli di ritardo rispetto a un colto Ottocento europeo, mantenendo intatti i valori del passato.Fra i diversi viaggiatori, Joseph Fuos è il primo a dare origine, con la sua opera ''Nachrichten aus Sardinien'' (pubblicata in tedesco nel 1780), al mito dell'isola di Sardegna, seguito poi dal più famoso Alberto della Marmora (''Voyage en Sardaigne'', del 1826), dal francese Valery (''Voyage en Corse, à l'Ile d'Elbe et in Sardaigne'', del 1835) dall'inglese John Warre Tyndale ("The Island of Sardinia'', del 1849), da Antonio Bresciani (''Dei costumi dell'isola di Sardegna", del 1850).

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