Stendhal
Lucien, un giovane che frequenta l'École Polytechnique, viene espulso in quanto sospettato d'avere simpatie repubblicane e per aver cercato di partecipare ai moti insurrezionali del 1834. Il padre, un ricco banchiere parigino, gli ha permesso allora d'intraprendere la carriera militare nel reggimento dei lancieri; appena raggiunto il grado di tenente s'appresta a lasciare la città di Nancy dove risiedeva la sua guarnigione. L'influenza paterna gli ha offerto intanto la carica di segretario presso il ministro degli interni, il signor de Vaize; la sua funzione lo porta così a partecipare al voto per le elezioni in Normandia della Camera, che dovrebbero costituire una svolta per tutta la sua carriera: l'elezione d'un deputato ultra-monarchico però cade a scapito del candidato repubblicano. Al suo ritorno dalla missione, Lucien viene accusato della responsabilità per la sconfitta davanti ai propri superiori; questo mentre il padre, rimasto come candidato di supporto, viene sorprendentemente eletto. Nel bel mezzo del clamore parlamentare, monsieur Leuwen attacca direttamente il ministro e difende l'onore violato del figlio; dopo il discorso pieno d'arguzia svolto davanti all'Assemblea, appare chiaro che la propria influenza sia in crescita. L'uomo però, disilluso dal comportamento politico, si lamenta amaramente con la moglie. L'ambizione di portare avanti la carriera del marito (probabile successore dell'attuale ministro) porta intanto la signora Grandet a cercare di sedurre il giovane Lucien, che però rimane al momento del tutto insensibile al suo fascino, prima d'innamorarsi sinceramente. Il signor Leuwen muore, completamente rovinato. Il romanzo termina quando Lucien si trova a dover partire per Roma. Luciano Leuwen / Stendhal
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