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Edad postunitaria

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Cagliari, Palazzo Comunale, scorcio delle torri. Foto di Alberto Maisto, Alinari, da Sardegna DigitalLibrary

En la fase posterior a la unificación de Italia, la totalidad demográfica y social de Cerdeña reveló todas sus debilidades debido a una serie de aspectos y problemas históricos. La mayor parte de la población (el 80,5%) residía en pequeños pueblos rurales repartidos por toda la isla, mientras que solo una pequeña parte (el 19,5% restante) residía en los centros más grandes, de los cuales solo los más grandes, Cagliari y Sassari, superaban los 5000 habitantes.

Cagliari, via Roma e Palazzo Zamberletti, cartolina, post 1905. Da collezione Colombini, Sardegna DigitalLibrary
Artículo
La ciudad posunitaria
Tras la unificación de Italia, la estructura urbana de Cerdeña reveló su estructura extremadamente frágil por varios aspectos y problemas. La mayor parte de la población (el 80,5%) residía en pequeños municipios repartid...
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Cagliari, Pittura sacra italiana, negativo fotografico di autore anonimo, da XIX a XX secolo. Da Catalogo generale (nazionale) dei Beni Culturali - NCTN 2000236071
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La Italia de las naciones
Fue en el clima conservador de finales del siglo XIX y principios del XX cuando comenzó el viaje del arte moderno en Cerdeña. En veinte años, el arte sardo comenzó a adquirir su propia fisonomía específica y a hacer reco...
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Ritratto giovanile di Grazia Deledda, collezione Fondo Deledda. Digitalizzazione di M. Dosio & co. Da Sardegna DL
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Una nueva imagen de Cerdeña
Fue en los años comprendidos entre los siglos XIX y XX cuando la idea del valor del arte como herramienta para la formación de la identidad se abrió paso en la clase intelectual. En sintonía con el movimiento cultural de...
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Giuseppe Biasi, Nudo femminile, 1930-1933. Fonte: CulturaItalia
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Ciusa, Biasi y Figari
Hay tres episodios que la literatura artística ha indicado, en diferentes momentos, como punto de partida de la historia del arte del siglo XX en Cerdeña. El primero es la Exposición celebrada en Sassari en 1896, en la q...
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Arborea, idrovora Sassu. Foto di Comune di Arborea, 2007, da Sardegna DigitalLibrary
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Las obras públicas del régimen
El fascismo hereda algunos de los problemas no resueltos de la ciudad «burguesa»: el creciente contraste entre el centro y la periferia y la atención predominante a la arquitectura individual con poco interés en el conte...
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Perspectivas

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La città postunitaria

All'indomani dell'Unità d'Italia la conformazione urbana della Sardegna rivelava la sua struttura estremamente fragile per una serie di aspetti e problematiche. La gran parte della popolazione (80,5%) risiedeva nei piccoli comuni disseminati per tutta l'isola, mentre solo una minima parte (il restante 19,5%) nei centri più consistenti, soltanto i maggiori dei quali, Cagliari e Sassari, superavano i 5000 abitanti.Le mutate esigenze politico-economiche portarono, già dal 1836, a ripensare l'assetto amministrativo del territorio, motivo per cui Nuoro, Tempio Pausania e Ozieri furono insignite dal re Carlo Alberto del titolo di città. Si evidenziava in tal modo lo spostamento di interessi verso l'entroterra sassarese e il ruolo nevralgico a presidio delle Barbagie assegnato a Nuoro.Delle sette città regie di nomina aragonese infatti (Cagliari, Sassari, Alghero, Castelsardo, Bosa, Oristano, Iglesias) soltanto Iglesias, grazie al rinnovato impulso dell'industria estrattiva, da secoli risorsa principale del suo territorio, mostrava di saper rispondere alle esigenze del nuovo corso, mentre Castelsardo, isolata e con un ruolo marginale rispetto al passato, Alghero, meno idonea come porto rispetto a Porto Torres per i traffici con la penisola, Bosa, situata in una posizione disagevole nei confronti di Macomer rispetto alla viabilità della Strada Reale "Carlo Felice" e della linea ferroviaria, mostravano evidenti segni di crisi.Nonostante l'esigua quantità di popolazione nelle città, per un numero totale di residenti nell'intera isola di circa 609.000 unità, si facevano sempre più pressanti nuove necessità.Con la riforma dei Consigli civici (1836), che prevedeva l'istituzione di un Consiglio degli Edili, preposto alla salvaguardia della cura, del decoro e della salubrità dei centri urbani, si determinava un'attenzione fino ad allora sconosciuta ad un nuovo modo di vivere la città stessa, che affondava le sue radici nella "idea della magnificenza civile", veicolata dalla rivoluzione napoleonica, e arrivata nell'isola soltanto in piena Restaurazione.Si profilava pertanto la duplice necessità di dare all'assetto urbano un ordine riguardo al costruito, con il presupposto di un rapporto nuovo tra amministrazione pubblica e privati, e di fornire efficienti e nuovi servizi per la collettività, quali il cimitero, il mercato, l'ospedale, il teatro, il mattatoio, ai quali si sarebbero affiancate nella seconda metà del secolo le scuole e la stazione ferroviaria.

Leer todo Leer todo All'indomani dell'Unità d'Italia la conformazione urbana della Sardegna rivelava la sua struttura estremamente fragile per una serie di aspetti e problematiche. La gran parte della popolazione (80,5%) risiedeva nei piccoli comuni disseminati per tutta l'isola, mentre solo una minima parte (il restante 19,5%) nei centri più consistenti, soltanto i maggiori dei quali, Cagliari e Sassari, superavano i 5000 abitanti.Le mutate esigenze politico-economiche portarono, già dal 1836, a ripensare l'assetto amministrativo del territorio, motivo per cui Nuoro, Tempio Pausania e Ozieri furono insignite dal re Carlo Alberto del titolo di città. Si evidenziava in tal modo lo spostamento di interessi verso l'entroterra sassarese e il ruolo nevralgico a presidio delle Barbagie assegnato a Nuoro.Delle sette città regie di nomina aragonese infatti (Cagliari, Sassari, Alghero, Castelsardo, Bosa, Oristano, Iglesias) soltanto Iglesias, grazie al rinnovato impulso dell'industria estrattiva, da secoli risorsa principale del suo territorio, mostrava di saper rispondere alle esigenze del nuovo corso, mentre Castelsardo, isolata e con un ruolo marginale rispetto al passato, Alghero, meno idonea come porto rispetto a Porto Torres per i traffici con la penisola, Bosa, situata in una posizione disagevole nei confronti di Macomer rispetto alla viabilità della Strada Reale "Carlo Felice" e della linea ferroviaria, mostravano evidenti segni di crisi.Nonostante l'esigua quantità di popolazione nelle città, per un numero totale di residenti nell'intera isola di circa 609.000 unità, si facevano sempre più pressanti nuove necessità.Con la riforma dei Consigli civici (1836), che prevedeva l'istituzione di un Consiglio degli Edili, preposto alla salvaguardia della cura, del decoro e della salubrità dei centri urbani, si determinava un'attenzione fino ad allora sconosciuta ad un nuovo modo di vivere la città stessa, che affondava le sue radici nella "idea della magnificenza civile", veicolata dalla rivoluzione napoleonica, e arrivata nell'isola soltanto in piena Restaurazione.Si profilava pertanto la duplice necessità di dare all'assetto urbano un ordine riguardo al costruito, con il presupposto di un rapporto nuovo tra amministrazione pubblica e privati, e di fornire efficienti e nuovi servizi per la collettività, quali il cimitero, il mercato, l'ospedale, il teatro, il mattatoio, ai quali si sarebbero affiancate nella seconda metà del secolo le scuole e la stazione ferroviaria.

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