In base alle notizie rintracciabili nelle fonti, ben maggiore doveva essere la consistenza della pittura medievale in Sardegna, anche relativamente ad opere su tavola, oltreché ad affreschi: le prime perdute nella loro totalità, i secondi sopravvissuti in scarso numero.
Nella chiesa palatina di Santa Maria del Regno ad Ardara (consacrata nel 1107) esistevano dipinti murali di cronologia non più pienamente verificabile: un "Giudizio finale" ascritto al XII secolo, canonicamente collocato nella controfacciata; pannelli cinque-seicenteschi con Apostoli e Dottori della Chiesa, dopo il restauro ricollocati nei pilastri cilindrici dell'aula trinavata; figure forse di committenti, dipinte nel XV secolo nella parete in cui si apre l'abside.
A ragione, dunque, Dionigi Scano avvertiva che "l'impressione di scuro e di grave", all'interno della chiesa interamente fabbricata in conci di bruna trachite, risultava "diminuita, se non eliminata, dalle pitture, che doveano decorare le pareti" e riscattavano così l'unicum del grandioso retablo pittorico, firmato da Giovanni Muru e collocato nel 1515 sull'altare maggiore.
All'interno del San Pietro di Zuri, fino al secolo scorso, "da varj scrostamenti delle mura fuvvi chi volle argomentare che queste fossero dipinte a fresco", mentre nelle volte a crociera e nel catino absidale del San Nicola di Trullas (Semestene) l'asportazione dell'intonaco moderno ha messo in luce affreschi medievali, riferibili a maestranze romane dei primi decenni del XIII secolo.
A Galtellì, nella chiesa di San Pietro, e a Orosei, nella chiesa di Sant'Antonio, simile operazione ha riportato in vista affreschi rispettivamente del XIII e del XIV secolo, purtroppo abbondantemente picchiettati a colpi di scalpello per facilitare l'adesione dell'intonacatura sovrapposta.
Pur noti da tempo, gli affreschi medievali più rappresentativi in Sardegna restano quelli che si conservano nell'abside mediana dell'abbazia della Santissima Trinità di Saccargia. Per quanto si sia avanzata la proposta di individuarvi una sintesi fra modi catalani e modi toscani, sembra tuttora valida l'ascrizione a pittore pisano della seconda metà del XII secolo.
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