La Sardaigne possède un patrimoine monumental riche et varié situé en milieu urbain et rural, à découvrir, à connaître, à sauvegarder et à valoriser. Le type est diversifié en fonction de la période historique et de la nature laïque ou ecclésiastique du monument.
Avec la christianisation, les premières églises byzantines à plan cruciforme en forme de dôme ont été construites. Au Moyen Âge, à l'époque judiciaire, les églises romanes ont prospéré, accompagnées puis remplacées par des églises gothico-italiennes, gothiques-catalanes, maniéristes, baroques et baroques tardives, néoclassiques, jusqu'à l'architecture d'après-guerre.
Parallèlement, dans le domaine de l'architecture civile, des châteaux, des maisons et des manoirs de l'aristocratie laïque et ecclésiastique ou des structures militaires telles que des tours côtières ont été construits pour défendre l'île des incursions barbares.
La période qui s'est écoulée entre l'unification de l'Italie et la reconstruction après la Seconde Guerre mondiale est caractérisée par l'alignement de plus en plus marqué de l'architecture insulaire sur les tendances internationales, avec des résultats allant des bâtiments historicistes du début du XXe siècle aux bâtiments rationalistes du régime fasciste, en passant par les réalisations de certains des architectes contemporains les plus importants.
L’abito femminile tradizionale di Ittiri (Sassari) destinato alle occasioni di gala è uno dei più ricchi e preziosi dell’Isola. Contribuiscono a caratterizzarlo le dimensioni e l’abbondanza di gioielli che lo corredano. L’esemplare ritratto nella galleria fotografica risale alla prima metà del XX secolo ed è custodito presso il Museo del Costume di Nuoro. Il copricapo è costituito da una cuffia a sacco (iscùfia) in raso bianco ricamata a motivi floreali e ulteriormente impreziosita dall’applicazione di ulteriori elementi decorativi (nappine colorate e lustrini argentati). Sopra questo primo copricapo viene apposto un velo (tullu o velu) di tulle bianco ricamato, analogo al grembiule (pannellu ’e tullu). Sopra la camicia bianca, in tela di cotone, una pettina di tulle (petiera). La camicia è chiusa nello scollo da una coppia di gemelli in filigrana d’oro con castone centrale in lamina d’oro con rubino. Il bolerino (coritu), in velluto di seta viola, è guarnito lungo le cuciture e attorno alle asole con ricami in filo di seta di vari colori. Nelle maniche è appesa sa buttonera: una fila di dieci grossi bottoni in filigrana d’argento (ma che potevano essere anche d’oro, a seconda delle possibilità economiche della donna, chiusi da un lungo gancio e barretta a T. Questa tipologia di bottone, con calotte semisferiche leggermente schiacciate, è denominata “a melagrana”. Sotto su coritu si trova un bustino rigido di raso ricamato con fili di seta e canutiglia dorata, guarnito da lustrini. Dotato di chiusura laterale, è sostenuto da una serie di stecche di palma cucite una per una. Secondo la tipologia spettante alle donne più abbienti, la gonna è di panno rosso, decorata in basso da due strisce di passamaneria, tra le quali è racchiusa una balza bianca a ricami floreali policromi. Dal rosso, colore dominante della gonna, prende nome l’intero abito (su estire rùju). Fissato a un collarino in velluto nero pende un medaglione in lamina d’oro. Spicca una collana a grossi vaghi di corallo, stesso materiale di cui è fatto il pendente a goccia degli orecchini. A completare il corredo di gioielli una catena d’oro con passante scorrevole, disposta sul petto a formare una M tramite l’ausilio di spille, anch’esse in lamina d’oro.
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