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Heinrich von Maltzan

Heinrich von Maltzan

"Grazie al sapiente indirizzo e consiglio del primo archeologo dell'isola, il canonico Spano, si schiusero alla mia mente i tesori archeologici di questo paese così poco noti, un intero mondo dell'antichità - antichità di cui nessuna opera fin adesso chiarì l'importanza per la Sardegna".
Così nella sua prefazione scrive Maltzan (1826-1874), barone tedesco nato a Dresda da una nobile e ricca famiglia, ed educato in Inghilterra e a Vienna. L'opera, il cui titolo originale è "Reise auf der Insel Sardinien nebst einem Anhang über die phönicischen Inschriften Sardiniens", esce a Lipsia nel 1869 e viene tradotta in Italia, dove uscirà con un certo successo nel 1886, dal capitano Prunas Tola con l'aiuto del suo insegnante di tedesco.
Maltzan è un avventuroso viaggiatore, costretto per motivi di salute a beneficiare del clima mite dell'Africa e del vicino Oriente. Comincia quindi a viaggiare nel 1852 e continua, tra pericoli e avventure, fino alla morte, da suicida a Pisa nel 1874. Visita l'isola nel 1868. È un osservatore attento, che grazie all'aiuto del canonico Spano si sofferma particolarmente sulla storia e sull'archeologia, citando e raccogliendo documenti, cartine, illustrazioni. Comincia il suo viaggio da Cagliari, di cui percorre le vie "come in giubilo" e che descrive accuratamente fin dallo sbarco nella stretta imboccatura del porto. Prosegue poi nell'Iglesiente, raccontando delle miniere e della loro storia, descrivendo Monteponi, Montevecchio, San Giovanni, e via fino a Sassari della quale enfatizza "l'estraneità", il distacco culturale e linguistico dal resto dell'isola. Ne descrive la vita e i costumi, la lingua e l'orgoglio intellettuale, ma ne denigra i monumenti, definendo le sue chiese come "aborti architettonici". Viaggia poi lungo la costa settentrionale e quella orientale ("tratto litoraneo più mal coltivato e meno incivilito"). Dedica gli ultimi capitoli rispettivamente alla poesia popolare sarda, alla geologia e mineralogia, alla flora e alla fauna; un capitolo poi è riservato alla storia "nazionale" dell'isola, inficiato però dalle "Carte d'Arborea", di cui descrive i contenuti e racconta la genesi, carte poi rivelatesi false ma che allora inebriavano non solo i viaggiatori ma gran parte dell'"intellighenzia" sarda, traendo non pochi nell'errore di una storia isolana grossolanamente inventata.

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6/3/2025 - 11:43

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