Negli anni difficili del secondo dopoguerra, la cultura sarda si caratterizza per l'intensità dell'impegno civile. L'obiettivo del riscatto sociale e culturale dell'isola accomuna gli artisti che militano sul fronte del realismo e quelli che puntano all'aggiornamento dei linguaggi sulla scorta delle avanguardie.
Malgrado il fervore di dibattito che percorre gli anni Cinquanta e Sessanta, però, l'innovazione non assume toni radicali: la Sardegna "salta" il momento concettuale distinto dal superamento delle barriere tra le tecniche e dallo sconfinamento dell'arte nella vita quotidiana, per attestarsi su ricerche di tono informale e analitico.
Con il consolidarsi di un sistema dell'arte dominato dalla logica del mercato internazionale, inoltre, gli artisti sardi scontano l'assenza nella regione di gallerie e canali espositivi riconosciuti all'esterno.
Tra gli anni Ottanta e Novanta, all'emergere di una nuova leva artistica, per la quale il rapporto con l'identità ha cessato di costituire la preoccupazione dominante, fa riscontro il sorgere di strutture museali e didattiche per l'arte contemporanea e di una diffusa attività critica.
In campo architettonico e urbanistico, la Sardegna non va esente dai mali endemici dell'Italia repubblicana. La crescita incontrollata delle città, l'edilizia a basso costo, la sistematica alterazione, quando non distruzione, dei contesti tradizionali soltanto di rado si accompagnano alla capacità di progettare e costruire con intelligenza il nuovo.
(Immagine di copertina: Maria Lai, la mappa di Colombo. Fotografia di Dietzel, Nelida Beatriz, 2014)
Carlo Bavagnoli nasce a Piacenza nel 1932. Completati gli studi classici, nel 1951 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Milano. A Brera ha modo di confrontarsi con alcuni giovani fotografi, Alfa Castaldi, Mario Dondero e Ugo Mulas. Nel 1955, trasferitosi definitivamente a Milano, inizia a collaborare con "Illustrazione Italiana", "Tempo illustrato" e "Cinema Nuovo".Assunto come fotografo da "Epoca", nel '56 viene trasferito nella redazione romana della rivista. Nella capitale inizia un lungo lavoro di documentazione del quartiere popolare di Trastevere, grazie al quale ottiene i primi contatti con la rivista americana "Life", che gli pubblica alcune foto.Nel marzo del 1958 è per la prima volta in Sardegna, ad Orani, dove per la stessa testata fotografa Costantino Nivola durante la decorazione della facciata della chiesa della Madonna d'Itria e la mostra di sculture allestita per le vie del paese.L'anno successivo trascorre un mese a New York, dove ancora "Life", gli richiede, a scopo formativo, la realizzazione di un reportage sulla vita della metropoli; due anni dopo gli offre un contratto come corrispondente dall'Italia. Negli anni successivi lavorerà come free lance per diversi giornali.Tra il 1960 e il 1961 torna in Sardegna, a Loculi e Irgoli, inviato da "L'Espresso" per un servizio sulla povertà in Italia, che non sarà pubblicato in quanto ritenuto non abbastanza drammatico. Aveva preferito, infatti, evitare la retorica e le forzature ideologiche che in quegli anni imperversavano sulle pagine di quotidiani e riviste.Negli anni seguenti i viaggi tra l'Italia e gli Stati Uniti s'intensificano. Per "Life" documenta l'apertura del Concilio Vaticano II, la morte di Giovanni XXIII e l'elezione di Paolo VI. Nel frattempo continua la sua collaborazione con "Epoca".Il 1964 è un anno memorabile per la sua attività: è assunto nella redazione americana di "Life", fatto unico per un fotografo italiano; dopo un anno trascorso a New York, viene trasferito alla sede di Parigi.Dal 1972, anno in cui cessa la pubblicazione della rivista americana, intensifica i suoi rientri in Italia, pubblica numerosi libri fotografici, realizza vari documentari per la televisione e si occupa di musica classica. (Immagine di copertina: Costantino Nivola alla festa in occasione della mostra ad Orani. Fotografia di Carlo Bavagnoli, marzo 1958)
Leer todo
Comentario