Nel 1877 esce a Milano per l'editore Brigola, l'opera "Sardegna e Corsica", frutto dell'esperienza di viaggio di Carlo Corbetta. Come altri prima di lui, nella prefazione si affretta a dichiarare la "casualità" del suo lavoro, che inizialmente "non era destinato a uscire dal suo scrittojo" ma che poi, per "le lusinghiere istanze, le dolci violenze di alcuni amici, e la malfida consigliera del gettarsi, benché tardi, nella pubblica arena" decide di dare alle stampe. Egli mette dunque per iscritto le sue osservazioni, le "notizie raccolte quà e là", in un volume corposo, di oltre seicento pagine, che si augura facciano "nascere in alcuno la voglia di visitare e fare argomento di studio queste isole italiane così poco conosciute e che pure tanto lo meritano". Sia la sezione riguardante la Sardegna sia quella riguardante la Corsica sono divise rispettivamente in due parti, una generica che comprende la storia, gli usi e i costumi, la flora; una che invece racconta più nel dettaglio il viaggio, soffermandosi con dovizia di particolari sulle varie regioni geografiche dell'isola.
Secondo Corbetta le cause dei malesseri sardi non sono da ricercarsi nella popolazione ("non è a far colpa a codeste popolazioni se non hanno percorso ancora tutto il ciclo dello incivilimento"), ma nel susseguirsi nei secoli delle dominazioni che hanno solamente saputo imporre all'isola tasse e tributi, impedendone lo sviluppo. L'opera quindi, avviata con l'intento di essere una raccolta di dati e statistiche, si arricchisce di considerazioni storiche e sociali, di riflessioni, che la rendono scorrevole e piacevole, pur nella ripetizione di stilemi e forme sulla letteratura di viaggio ormai ben consolidate, come ad esempio la serie di ipotesi sull'origine dei nuraghi, che riprende le pagine del generale Della Marmora. Particolarmente accurata è la descrizione di Cagliari, a cui dedica pagine non molto entusiaste a dir la verità, anche se ne riconosce il pregio di capitale storica e culturale. In particolare egli racconta l'incontro, lungamente cercato, in una buia casa di castello col canonico Giovanni Spano, di cui conserverà sempre "cara e riverente memoria".
Il cammino, suddiviso per itinerari diversi, interessa tutta l'isola e si conclude a Santa Teresa, dove dopo aver atteso la giusta brezza di scirocco Corbetta veleggia verso la Corsica.
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