La produzione letteraria seicentesca è contraddistinta dal graduale abbandono del catalano a favore del castigliano, di pari passo con la diffusione della cultura spagnola nel territorio sardo. L’uso del sardo rimase confinato prevalentemente agli scritti di carattere religioso. I rappresentanti della letteratura sarda del XVIII secolo furono uomini di cultura, viaggiatori, conoscitori di diverse lingue: sardo, latino, catalano, castigliano. Perfettamente integrati nella società contemporanea e impegnati attivamente in diversi ambiti: carriere ecclesiastiche, pubbliche e militari.
Poeta, scrittore e militare di Alghero, lasciò la sua cittadina a favore della penisola iberica a causa della carriera nell'esercito e pubblicò l'intera sua opera a Barcellona verso la metà del Cinquecento. Tra le opere più importanti i "Mil y dozientos consejos y avisos discretos", consigli in versi ai figli che continuano a vivere in Sardegna, su varie materie e sul saper vivere in società e nel mondo contemporaneo. Il finale dell'opera è caratterizzato da una descrizione della battaglia di Lepanto in ottave. L'opera di maggiore impegno per lo Frasso è "Los diez de libros de la Fortuna de Amor", un romanzo pastorale ispirato alle opere italiane del Sannazaro, che rientravano in un genere fino ad allora poco noto alla cultura spagnola. Questo scritto, per quanto farraginoso, ebbe una certa circolazione e fu addirittura citato due volte (anche se ironicamente) da Cervantes nelle sue opere.Dal punto di vista linguistico, l'opera di Lo Frasso rappresenta tutta la complessità del plurilinguismo sardo dell'epoca. L'autore infatti mescida nelle sue opere il castigliano, il catalano e il sardo con piena consapevolezza. È significativo anche il fatto che preferisca col tempo nettamente il castigliano al catalano: segno dei tempi e del declino della cultura catalana all'interno delle terre della Corona spagnola. Di un certo interesse sono i sonetti e le ottave che Lo Frasso scrisse in un elegante sardo, a testimonianza dei suoi rapporti e contatti con Girolamo Araolla e Giovanni Francesco Fara.
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