Seguici su
Cerca Cerca nel sito

Contemporaneo

Contemporaneo

Contemporaneo
Albero, olio su tela di Foiso Fois, 1966. Foto di Nicola Belillo, ds Catalogo BBCC RAS

Negli anni difficili del secondo dopoguerra, la cultura sarda si caratterizza per l'intensità dell'impegno civile. L'obiettivo del riscatto sociale e culturale dell'isola accomuna gli artisti che militano sul fronte del realismo e quelli che puntano all'aggiornamento dei linguaggi sulla scorta delle avanguardie.
Malgrado il fervore di dibattito che percorre gli anni Cinquanta e Sessanta, però, l'innovazione non assume toni radicali: la Sardegna "salta" il momento concettuale distinto dal superamento delle barriere tra le tecniche e dallo sconfinamento dell'arte nella vita quotidiana, per attestarsi su ricerche di tono informale e analitico.
Con il consolidarsi di un sistema dell'arte dominato dalla logica del mercato internazionale, inoltre, gli artisti sardi scontano l'assenza nella regione di gallerie e canali espositivi riconosciuti all'esterno.
Tra gli anni Ottanta e Novanta, all'emergere di una nuova leva artistica, per la quale il rapporto con l'identità ha cessato di costituire la preoccupazione dominante, fa riscontro il sorgere di strutture museali e didattiche per l'arte contemporanea e di una diffusa attività critica.
In campo architettonico e urbanistico, la Sardegna non va esente dai mali endemici dell'Italia repubblicana. La crescita incontrollata delle città, l'edilizia a basso costo, la sistematica alterazione, quando non distruzione, dei contesti tradizionali soltanto di rado si accompagnano alla capacità di progettare e costruire con intelligenza il nuovo.

Approfondimenti

Visualizza Tutti Visualizza Tutti

Ciusa, Biasi e Figari

Sono tre gli episodi che la letteratura artistica ha indicato, in momenti diversi, come punto di inizio della storia dell'arte del Novecento in Sardegna. Il primo è l'Esposizione tenutasi a Sassari nel 1896, cui parteciparono numerosi artisti sardi e della penisola e che rappresenta il primo incontro ufficiale di questo tipo.Altro momento è quello relativo alla presenza in Sardegna di due pittori spagnoli, Eduardo Chicharro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, rispettivamente nel 1901 e nel 1906-1909, rappresentanti della corrente pittorica del costumbrismo iberico, le cui opere risvegliarono la sensibilità dei pittori sardi verso i valori (non ultimo quello dell'identità) delle proprie tradizioni.Infine nel 1907 il grande successo ottenuto alla Biennale di Venezia dallo scultore nuorese Francesco Ciusa, che con l'opera "La madre dell'ucciso", il cui significato non fu comunque compreso a fondo, portò l'attenzione dei critici della penisola verso i temi della cultura sarda.In realtà, ciascuno di questi episodi, pur non rappresentando in sé l'inizio del nuovo corso dell'arte sarda, ha costituito un tassello importante di tale processo.La mostra sassarese del 1896 ha segnato l'avvenuta presa di coscienza, nel ceto intellettuale, della mancanza di un'arte sarda e della stringente necessità del suo sorgere; il soggiorno degli spagnoli ha assecondato l'evolversi della situazione; l'affermazione di Ciusa rappresenta il primo riconoscimento sul piano nazionale del fermento ormai in atto.Un deciso momento di svolta rispetto alle esperienze ottocentesche si può quindi individuare tra il 1904 e il 1905, anni in cui si delinea per la prima volta una forte saldatura tra gli artisti e gli intellettuali isolani e si assiste all'emergere di tre personalità determinanti per la formazione del movimento figurativo sardo: Ciusa, appunto, e con lui i pittori Giuseppe Biasi e Filippo Figari.MONOGRAFIEG. Altea, Francesco Ciusa. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 3);G. Altea, Giuseppe Biasi. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 1);G. Murtas, Filippo Figari. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 2).

Leggi tutto Leggi tutto Sono tre gli episodi che la letteratura artistica ha indicato, in momenti diversi, come punto di inizio della storia dell'arte del Novecento in Sardegna. Il primo è l'Esposizione tenutasi a Sassari nel 1896, cui parteciparono numerosi artisti sardi e della penisola e che rappresenta il primo incontro ufficiale di questo tipo.Altro momento è quello relativo alla presenza in Sardegna di due pittori spagnoli, Eduardo Chicharro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, rispettivamente nel 1901 e nel 1906-1909, rappresentanti della corrente pittorica del costumbrismo iberico, le cui opere risvegliarono la sensibilità dei pittori sardi verso i valori (non ultimo quello dell'identità) delle proprie tradizioni.Infine nel 1907 il grande successo ottenuto alla Biennale di Venezia dallo scultore nuorese Francesco Ciusa, che con l'opera "La madre dell'ucciso", il cui significato non fu comunque compreso a fondo, portò l'attenzione dei critici della penisola verso i temi della cultura sarda.In realtà, ciascuno di questi episodi, pur non rappresentando in sé l'inizio del nuovo corso dell'arte sarda, ha costituito un tassello importante di tale processo.La mostra sassarese del 1896 ha segnato l'avvenuta presa di coscienza, nel ceto intellettuale, della mancanza di un'arte sarda e della stringente necessità del suo sorgere; il soggiorno degli spagnoli ha assecondato l'evolversi della situazione; l'affermazione di Ciusa rappresenta il primo riconoscimento sul piano nazionale del fermento ormai in atto.Un deciso momento di svolta rispetto alle esperienze ottocentesche si può quindi individuare tra il 1904 e il 1905, anni in cui si delinea per la prima volta una forte saldatura tra gli artisti e gli intellettuali isolani e si assiste all'emergere di tre personalità determinanti per la formazione del movimento figurativo sardo: Ciusa, appunto, e con lui i pittori Giuseppe Biasi e Filippo Figari.MONOGRAFIEG. Altea, Francesco Ciusa. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 3);G. Altea, Giuseppe Biasi. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 1);G. Murtas, Filippo Figari. Nuoro, Ilisso, 2004 (I maestri dell'arte sarda; 2).

Commenti

Scrivi un commento

Invia