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L'Ottocento

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Dopo un breve periodo di intensa sperimentazione, tra il 1860 e 1870, nei principali centri dell'isola furono avviati i primi laboratori fotografici, a opera di Agostino Lay Rodriguez e Giuseppe Luigi Cocco a Cagliari, e del francese Jean Mailland a Sassari. L'attività prevalente dei primi fotografi sardi consisteva nella ritrattistica in studio.

L'attività prevalente dei primi fotografi sardi consisteva nella ritrattistica in studio. Il solo Lay Rodriguez eseguì alcuni lavori nell'area mineraria di Iglesias e per primo realizzò un nutrito catalogo di abiti tradizionali sardi nei paesi dell'interno.

Alla fine degli anni Settanta dell'Ottocento giunse nell'isola il biellese Vittorio Besso, uno dei più affermati professionisti italiani, richiamato da due importanti commissioni: la documentazione ufficiale degli impianti minerari dell'Iglesiente e la costruzione della nuova rete delle Ferrovie Secondarie della Sardegna; la sua opera rimarrà per decenni un modello insuperato per i colleghi isolani, soprattutto nell'ambito della fotografia industriale.

Nel frattempo i laboratori fotografici si diffusero in maniera capillare nei principali centri dell'isola: Mauri, Canzani, Nissim e Valentin a Cagliari; Lori, Canu Fadda e Mannu a Sassari; Parnicich ad Oristano e Pizzetti ad Iglesias.
Per quanto la ritrattistica continuasse ad essere la tipologia d'immagine più ricorrente, alcuni di loro si dedicarono occasionalmente anche alla fotografia industriale.

Mauri e più tardi il sassarese Zonini completarono la catalogazione degli abiti sardi, che utilizzarono per alcune importanti edizioni di cartoline postali illustrate.

A Nuoro, dopo il pioniere Camedda, a cavallo tra Ottocento e Novecento i pittori Ballero, Satta, Biasi, Delitala e Palazzi utilizzarono il mezzo fotografico in maniera più consapevole dei professionisti della fotografia, creando una preziosa documentazione degli ultimi istanti di una Barbagia ancora non intaccata da processi di modernizzazione.

Aggiornamento

5/3/2025 - 09:55

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