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Giovanni Delogu Ibba

Giovanni Delogu Ibba


Il pluralismo linguistico, caratteristica fondamentale della cultura sarda nei secoli, si conferma anche nel Settecento qualità fondante della produzione letteraria isolana.
In particolare, tale scelta si ritrova sia nelle opere di tipo didascalico sia in quelle drammaturgiche, anche se è nel versante poetico che si ottengono i risultati più notevoli con preferenza per l'italiano e il sardo. L'opera di Giovanni Delogu Ibba è testimonianza della cultura sarda del Settecento, caratterizzata dalla mescolanza di lingue diverse: il latino, il catalano, il castigliano, e l'italiano che viene imposto dai piemontesi quale lingua ufficiale e si diffonde nelle classi dirigenti e intellettuali dell'isola. Giovanni Maria Delogu Ibba nacque in un villaggio del Sassarese nel 1650 circa e fu rettore della parrocchia di Villanova Monteleone, dove morì nel 1738. La sua opera fondamentale è l'"Index libri vitae", una raccolta vastissima composta di sette sezioni: le prime cinque scritte in latino sono epigrammi dedicati alla vita della Madonna, di Gesù, dei santi e ai misteri religiosi, la sesta parte contiene i "Gosos", gli inni sacri scritti in sardo logudorese e castigliano in onore di vari santi. L'ultima parte è costituita invece dalla tragedia sacra dal titolo "Tragedia in su isclavamentu de su sacrosantu corpus de Nostru Sennore Iesu Christu", scritta in un colto e arcaicizzante logudorese. Come molti intellettuali sardi, Delogu Ibba sente il bisogno di esprimersi in forme e lingue diverse per rappresentare l'identità multiforme della Sardegna, sempre più lacerata tra la cultura autoctona e gli apporti esterni.

Aggiornamento

11/5/2023 - 16:44

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