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Il tempio-altare di Monte d'Accoddi

Il tempio-altare di Monte d'Accoddi

Il tempio-altare di Monte d'Accoddi

Il complesso comprende un altare, un villaggio e una necropoli ipogeica. L'altare è unico nel suo genere nell'isola e nel Mediterraneo occidentale. Si compone di grande terrazza tronco-piramidale (m 36 x 29; alt. m 5,40) e di una lunga rampa d'accesso trapezoidale (lungh. m 41,80; largh. m 7,00/13,50; alt. m 9,00). La muratura esterna è costituita da filari irregolari di grandi blocchi calcarei sommariamente sbozzati.
La struttura contiene un riempimento stratificato di terra e pietre.

L'edificio si sovrappone ad un altare precedente formato da una terrazza quadrangolare di minori dimensioni (m 23,80 x 27,40; alt. m 5,50) e da una rampa (lungh. m 25; largh. m 5,5). Sulla sommità della terrazza era situato il sacello rettangolare (m 12,85 x m 7,20) intonacato di ocra (il "tempio rosso"), del quale si conservano il pavimento e, in parte, il muro perimetrale (alt. m 0,70) con ingresso fiancheggiato da due buche; altre buche, destinate a contenere le travi portanti della copertura a doppio spiovente, sono presenti nel pavimento del vano.

Questo primo altare venne edificato in una fase evoluta di cultura Ozieri (3200-2800 a.C.) al centro di un coevo abitato di capanne quadrangolari, e sopra i resti di un più antico villaggio di capanne circolari forse risalente a fasi di cultura San Ciriaco (3400 a.C.).
Del villaggio Ozieri si conservano alcuni elementi collegati con la sfera del sacro: una tavola per offerte di trachite di forma irregolare (m 2,80 x m 2,18) - a ridosso del lato destro della rampa – e un menhir (alt. m 4,44) sul lato s., rialzato in anni recenti.

L'incendio dell'altare, ai tempi della cultura Filigosa (2800 a.C. circa), rese necessaria la realizzazione di una nuova struttura, quella oggi conservata. Risale forse a questa fase un lastrone trapezoidale calcareo (m 3,15 x m 3,20) - situato nei pressi della rampa – poggiante su tre basi litiche e fornito di sette fori ai bordi e di un inghiottitoio naturale sottostante: forse una tavola per sacrifici cruenti.

Vicine al lastrone, ma estranee all'area archeologica, sono due pietre calcaree sferoidali di natura sacra (circonf. m 4,85; alt. m 0, 90 - diam. m 0,60). Altre tre stele calcaree provengono dall'edificio: una (dentro la rampa), frammentaria (m 0,40 x m 0,36), presenta una losanga e delle spirali; la seconda (lato N della terrazza), alta m 1,15, mostra una figura femminile stilizzata; la terza (angolo d. della terrazza), ellittica (m 0,28 x m 0,18), è segnata da 13 scanalature parallele attraversate da almeno altre due perpendicolari.

Le capanne del villaggio che circondano l'altare e la rampa – risalenti in parte alla fase Abealzu (2600 a.C.) - hanno muri rettilinei formati da uno zoccolo di piccole pietre sul quale si appoggiava una struttura di mattoni crudi o di canne e frasche intonacata. Pali conficcati dentro buche nel pavimento sostenevano tetti di frasche a uno o due spioventi. I vani presentano focolari rettangolari, con bordo in rilievo, fatto di argilla.

Tra le strutture scavate è particolarmente interessante la "capanna dello stregone" - situata presso l'angolo NE della terrazza – trapezoidale, con 5 ambienti di forma irregolare coperti da un tetto ad unico spiovente; la capanna deve il nome a una punta di corno bovino e ad alcune conchiglie bivalvi trovate entro una brocca.

Il sito fu frequentato ancora ai tempi della cultura Monte Claro, del Vaso campaniforme e Bonnanaro, e più sporadicamente, in età nuragica, fenicio-punica, romana e medievale.

La necropoli è scavata nella parete calcarea prospiciente il corso del rio d'Ottava, a 500 m dall'altare. Si compone di otto ipogei pluricellulari spesso decorati da protomi bovine e da elementi architettonici.

Aggiornamento

9/9/2023 - 23:28

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