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Gian Matteo Garipa

Gian Matteo Garipa


Una proposta significativa e importante per l'uso letterario del sardo viene dall'opera del sacerdote orgolese Gian Matteo Garipa, nato nel 1580 e morto nel 1640. Egli può essere considerato il più grande scrittore in lingua sarda del XVII secolo.
Non ha goduto di larga fortuna perché, a quanto pare, non fu conosciuto dal Wagner a differenza di Gerolamo Araolla al quale lo studioso tedesco dedicò molte pagine. L'opera più importante del religioso orgolese, che fu rettore in Baunei e Triei, fu pubblicata a Roma nel 1627 e aveva come titolo "Legendariu de Santas Virgines et Martires de Iesu Christru". Nel "Prologu assu devotu letore" per Garipa il sardo è una lingua romanza assolutamente da considerarsi sullo stesso piano delle altre. Centrale, per il ruolo della lingua sarda, è il suo rapporto con la lingua latina, dalla quale l'idioma isolano può trarre tutto il prestigio e la forza che mancano. Per Garipa, che parlava ai Sardi, era naturale e normale usare il sardo quale lingua veicolare scritta che trattava una materia "alta", ovvero il poema religioso. "Totas sas nationes iscrien, e istampan libros in sas proprias limbas naturales insoro, disijande e duncas eo ponner in platica s'iscrier in Sardu pro vile de sos, qui non sun platicos in ateras limbas, presento assos Sardos compatriotas mios custu, Libru" La consapevolezza è massima, così come la coscienza di appartenere a un popolo che, in virtù del suo percorso storico, si rivela capace metabolizzare, attraverso l'identità, qualsiasi negatività della storia.

Update

4/3/2025 - 19:04

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