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Pani pasquali con l’uovo

Pani pasquali con l’uovo

Pani pasquali con l’uovo

Tipico della Pasqua è s’angòlia, s’anguli, su cocoi de angulla, su cocoi cun s’ou, un pane, finemente decorato e modellato secondo una varietà piuttosto ampia di forme. Sua caratteristica imprescindibile è la presenza di un uovo intero, cotto assieme al pane, simbolo della vita legato al risveglio primaverile della natura e ai significati religiosi del tempo pasquale.

Il nome angòlia con le sue varianti (anguli, anguddi ecc.) attestate nell’area centro-meridionale dell’Isola con riferimento allo stesso tipo di pane con l’uovo, è un grecismo d’epoca bizantina, imprestito che lascia intuire la ricchezza di apporti stratificatisi nel corso della storia, meritevoli di rendere particolarmente affascinante la cultura sarda.

Il pane con l’uovo poteva essere dedicato ai bambini e in questo caso veniva innestato nelle forme più tipiche di pane giocattolo. Per le femminucce si preferiva sa pipia (la bambolina), sa bussitedda (la borsetta), con l’uovo trattenuto per lo più da due strisce di pasta. Per i maschietti era frequente su cabonischeddu (il galletto) e su puzoneddu (l’uccellino). Quest’ultimo era intagliato e inciso minuziosamente con coltello e forbicine per separare le ali dal corpo e creare l’effetto realistico delle piume; talora rappresentato nell’atto di covare e gli occhi evidenziati da chicchi di grano. A San Vero Milis (OR) la pudda priutsa era una gallinella dalle penne arruffate, con l’uovo nella pancia fissato con striscioline di pasta; la colomba di Benetutti era una spianata ritagliata e decorata con incisioni, timbri e applicazioni di fiori e foglie; in Gallura il corvo, culboni o culbuloni, aveva varie incisioni decorative sul dorso, tra cui le iniziali del piccolo destinatario.

Di destinazione non infantile era il pane a forma di ostensorio (s’ispera a Lodè, in prov. di Nuoro) sopra il quale si disponeva l’uovo assicurato dalle consuete striscioline di pasta. Spesso le uova ricoprivano la superficie di una grossa spianata rotonda, oppure erano incastonate in una ghirlanda di pane. Spesso il supporto era arricchito da un tripudio di motivi fitomorfi e colombelle, analoghi a quelli presenti nei pani nuziali, quale segno augurale di abbondanza e prosperità e al contempo segno propiziatorio del rigoglio primaverile della natura.

Al posto delle uova in alcune località, come Silanus nel Marghine, si usavano le mandorle. La composizione prendeva il nome di sa cogone cun mèndula, un pane a forma di spianata o di corona arricchito con mandorle sgusciate.

I pani pasquali, in quanto pani cerimoniali, dovevano essere, oltre che buoni da mangiare, belli da vedere. Perciò, laddove possibile, venivano realizzati con semola scelta ed erano cotti in modo che mantenessero un colore chiaro. A volte la superficie veniva lucidata con una spennellatura di albume, oppure con la tecnica detta iscaddadura e sim.: si esponeva il pane al vapore acqueo poco prima che ultimasse la cottura, oppure si passava un batuffolo umido sulla sua superficie, e si rimetteva al forno, estraendolo poco dopo abbellito come da una verniciatura trasparente.

 

(In copertina: Pane con l’uovo, Tramatza. Archivio fotografico ISRE)

Aggiornamento

7/4/2025 - 13:05

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