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Bronzo recente e finale

Bronzo recente e finale

Bronzo recente e finale
Olbia, pozzo sacro di Sa Testa. Foto di Pietro Paolo Pinna, 2009, da Risorse digitali Sardegna, IDV

Nelle fasi del Bronzo recente e finale (1300-900 a.C.) la civiltà nuragica raggiunge l'apogeo della propria parabola storica.
Per ciò che concerne la situazione isolana, le presenze monumentali giungono ad occupare e controllare ogni porzione di territorio, consentendo il pieno ed efficace sviluppo delle potenzialità sociali, politiche ed economiche di cui le genti nuragiche erano portatrici.
Vengono costruite altre tombe di giganti, che sperimentano nuove soluzioni architettoniche, e vengono eretti molti nuraghi, mentre altri edifici più antichi vengono trasformati da nuraghi monotorre in nuraghi polilobati, cioè a più torri.
Per quanto rivelino fasi più antiche, assumono la loro forma definitiva nuraghi come Su Nuraxi di Barumini (classificato dall'UNESCO tra i monumenti che costituiscono il patrimonio culturale dell'umanità), Santu Antine di Torralba, Losa di Abbasanta, Arrubiu di Orroli.
Molti dei villaggi nati nella fase precedente, specie quelli associati topograficamente con nuraghi, subiscono una crescita dimensionale significativa (un esempio eclatante di tale fenomeno ci viene offerto dal villaggio di Su Nuraxi di Barumini). Non sono però affatto rari, come gli studi e le ricerche più recenti dimostrano in maniera sempre più decisa, i villaggi topograficamente autonomi, nati cioè non in prossimità di un nuraghe. Anche questo dato può legittimamente essere interpretato come segno eloquente dell'intensificarsi del controllo territoriale nuragico che caratterizza questa fase cronologica.
In questa fase cronologica si concentra inoltre la realizzazione di edifici sacri, sia di quelli legati al culto delle acque, come i templi a pozzo (ad esempio Sant'Anastasia di Sardara, Santa Vittoria di Serri, Santa Cristina di Paulilatino, Predio Canopoli di Perfugas) e le fonti sacre (come Su Tempiesu di Orune, Rebeccu di Bonorva); sia dei tempietti a "megaron" (come Cuccureddì di Esterzili, Serra Orrios di Dorgali), la cui specifica valenza cultuale non è ancora del tutto chiara.
In prossimità di alcuni templi nuragici particolarmente importanti (come nel caso di Santa Vittoria di Serri) nascevano i "santuari federali", vasti villaggi interpretati come aree in cui dovevano aver luogo periodici incontri tra fedeli provenienti da zone diverse in occasione di festività particolarmente importanti per la religiosità isolana.
In questa fase si intensificano inoltre i contatti economici e politici con popolazioni coeve del Mediterraneo, in particolare con Micenei e Ciprioti, interessati alle risorse minerarie della Sardegna. Significativi in proposito i rinvenimenti di lingotti a "panella" e a "pelle di bue".

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I bronzetti

L'estrazione e la lavorazione di metalli erano pratiche già note nella precedente Età del Rame, ma è nell'Età del Bronzo, proprio con l'affermarsi della civiltà nuragica, che la metallurgia si afferma come autentica risorsa economica e culturale.L'estrazione e la lavorazione di metalli erano pratiche già note nella precedente Età del Rame, ma è nell'Età del Bronzo, proprio con l'affermarsi della civiltà nuragica, che la metallurgia si afferma come autentica risorsa economica e culturale.I metalli estratti e lavorati in Sardegna erano il rame e il piombo. Sia il rame sia il piombo venivano trasportati e commercializzati in lingotti.La sempre più raffinata capacità di lavorare il rame in lega con lo stagno (è questa lega, appunto, che chiamiamo ''bronzo'') sviluppata in età nuragica consentì di la produzione di una notevole varietà di manufatti metallici: spade, pugnali, asce, spilloni, fibule, anelli, bracciali, pettini, rasoi, martelli, molle da fonditore, palette da carbone, ecc.Altrettanto importante era però anche la produzione di altri manufatti in bronzo: i cosiddetti ''bronzetti'', che rappresentano la forma d'arte più nota tra quelle prodotte dalla cultura nuragica.Si tratta di piccole statue in bronzo (gli esemplari noti giungono dimensionalmente ad un'altezza massima di 35-40 cm) ottenute con la tecnica detta ''a cera persa''.Tale tecnica prevedeva, in una prima fase, la realizzazione in cera del modello di oggetto che si intendeva realizzare in metallo; in una seconda fase si rivestiva l'oggetto in cera con argilla refrattaria; nella fase finale si versava il bronzo fuso al posto della cera.Queste statuine, create (si ritiene) con funzione di ex voto, raffigurano una vasta gamma di personaggi: arcieri, opliti, pugilatori, lottatori, varie figure femminili, vari tipi di animali, numerosi oggetti legati alla vita quotidiana, modellini di nuraghe, navicelle e altro ancora.Si tratta per noi di una preziosa fonte iconografica, capace di restituirci uno spaccato molto efficace e suggestivo del mondo nuragico.Se, come si è detto, non sembra esservi dubbio tra gli studiosi sull'attribuzione della già citata funzione di ex voto a questa categoria di oggetti, non del tutto chiara appare la loro cronologia (oscillante, a seconda delle opinioni, tra la fine del Bronzo finale e la piena Età del Ferro).

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