Seguici su
Cerca Cerca nel sito

La raffinazione delle farine

La raffinazione delle farine

La raffinazione delle farine

La raffinazione della farine (fai sa farra) era un’attività prettamente femminile.

La setacciatura aveva lo scopo di separare i diversi componenti dello sfarinato integrale, ottenendone crusca, farina, semola, cruschello; ingredienti fondamentali per i diversi tipi di pane.

Le operazioni di setacciatura, a seconda dell’area dell’Isola potevano svolgersi in “sa lolla” (il loggiato) campidanese o “sa loggia” barbaricina, ecc. Le donne che si dedicavano a quest’insieme di operazioni coprivano i capelli con un fazzoletto e indossavano un grembiule, non solo per tutelare igienicamente le farine, ma anche per proteggere la propria persona dai materiali volatili.

Le donne che si accingevano alle operazioni di vagliatura avevano a disposizione tutti gli strumenti (strexus) necessari. Tutti gli oggetti indispensabili ai fini della panificazione, incluso “su strexu ’e fenu” (setacci e cesti indispensabili per le operazioni di vagliatura), facevano parte della dote della sposa.  Vi erano “is crobis” cesti di diversa misura e dagli alti bordi, in fieno o asfodelo fittamente intrecciati, finalizzati al contenimento dei differenti sfarinati; “su canisteddu”, un grande canestro piatto, anch’esso in fieno o asfodelo, contenente un panchetto di legno (sedatzadori). Sopra quest’ultimo veniva poggiato il primo setaccio (sedatzu de ferru / sedatzu de sgràngiai / sadassu largu), al quale veniva impresso un movimento rotatorio e  sussultorio, in modo tale da far affiorare la crusca (gràngia, ecc.) dallo sfarinato integrale. Il secondo setaccio (sedatzu de pilu / sedassu cottu), di crine o fil di ferro, serviva a separare la crusca più sottile da quella più grossa. Il terzo setaccio era “su de seda” per separare la semola (sìmbula) dalla farina (scetti, pòddine). Un’ultima setacciatura (aggrumai sa sìmbula) permetteva la completa raffinazione della semola, che si otteneva imprimendo al cesto (su paline) movimenti rotatori e sussultori, sì da concentrare il cruschello nella parte centrale di esso.

Se le donne campidanesi eseguivano le operazioni di vagliatura sedute su basse seggiole, le barbaricine usavano eseguire le medesime operazioni  sedute a terra, con le gambe incrociate o alternativamente ripiegate verso l’interno.

Aggiornamento

22/6/2024 - 15:43

Commenti

Scrivi un commento

Invia