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Il primo Settecento

Il primo Settecento

Il primo Settecento

Nella prima metà del '700, nonostante la decisione del governo sabaudo di seguire una linea di condotta rispettosa delle istituzioni, delle leggi e delle consuetudini sarde, le azioni adottate si discostano di fatto dalle primitive intenzioni, sia per precise scelte che per difficoltà concrete.

Un esempio è la diversa considerazione, rispetto alla monarchia spagnola, dell'istituto del viceregato, passato da una autonomia di azione rispetto al centro ad una autonomia ridotta ma con maggiore potere reale, e quindi di sostanziale indipendenza, nei confronti dei ceti privilegiati isolani. D'altra parte questi sono stati privati dello strumento principale di espressione, il Parlamento, che, sebbene non disconosciuto in quanto istituzione, non viene più convocato già a partire dal 1698-99.

Nel 1721, il 31 dicembre, è istituito a Torino il "Supremo consiglio di Sardegna", che eredita e sostituisce le attribuzioni del Consiglio d'Aragona e sovrintende a tutte le questioni di maggiore incidenza politica nel governo dell'isola e svolge anche la funzione di tribunale supremo.
Riguardo le operazioni di governo locale, il viceré è affiancato da un Intendente generale, il cui compito è quello di gestire il governo dell'intera economia isolana.

Altri elementi di novità sono costituiti dalla formazione di un bilancio unico di tutte le entrate e uscite, che mette ordine a un'amministrazione finanziaria articolata in diversi rami; la creazione di un servizio interno di poste; l'emanazione di precisi regolamenti di competenze dei funzionari piemontesi; l'istituzione (1738) delle Tappe di insinuazione degli atti notarili per una maggiore certezza e affidabilità alle attività di notariato.

Aggiornamento

20/9/2023 - 11:29

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