Piero : della Francesca
La leggenda della Croce fu per Piero unoccasione che gli permise di raccogliere volumetriche figure in nobili ambienti architettonici ovvero in semplificati paesaggi altrettanto volumetrici, immersi nella limpida chiarezza di una calma luce mattinale. Disponendo i vari episodi in tre registri, senza altro limite che le cornici orizzontali, dette agli episodi stessi il valore di altrettanti eventi di un solo insieme narrativo intimamente legati, ai quali servì da cesura ora langolo di una parete, ora di un colonnato o di un edificio. Lartista, intenzionalmente, superò perfino gli scopi pratici che si prefiggevano i frati e i committenti, cioè lordine cronologico della leggenda. Egli perseguiva infatti solo i propri ideali, non solo nellarmonia di ciascuna composizione in cui dominano figure monumentali in uno spazio definito, costruito secondo le leggi della prospettiva, ma anche nella sublime equivalenza di estetiche simmetrie. Il maestro aveva infatti, dai suoi contatti con i senesi, appreso certi aspetti geometrici e i suoi approfondimenti lo avevano condotto a seguire le leggi prospettiche di Filippo Brunelleschi, che abbandona la prospettiva empirica del Medioevo valendosi dellottica euclidea. Lartista unisce inoltre a tale suo fondamento la conoscenza dei concetti di decoro, di armonia, di bellezza regolata. Piero della Francesca: Le storie della Croce / di Mario Salmi
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