Tuzet, Hélène
"Palermo. In latino Panormus, città distrutta della Sicilia, nella Val di Mazara; era sede arcivescovile ed era dotata di un piccolo porto. Prima della sua distruzione, causata da un terremoto, contendeva ad Atessina (sic!) il ruolo di capitale. Si trovava sulla costa settentrionale dell'isola..." Queste parole, stampate nel 1765, non costituiscono l'incipit di un romanzo fantastorico ante litteram, ma la voce dedicata dalla "Enciclopedie" alla capitale della Sicilia, e meglio di qualunque altro dato servono a fare comprendere quanto, a quell'epoca, l'isola fosse ancora agli occhi degli europei una terra lontana e sconosciuta, avvolta nel mistero. Negli anni immediatamente successivi c'è una radicale inversione di tendenza e la Sicilia riceve il più ampio risarcimento di tanta trascuratezza; diviene meta di una legione di viaggiatori di ogni paese che includono i più bei nomi della cultura settecentesca, e basti qui ricordare soltanto quello di Goethe, che visitano l'isola sin nei luoghi più remoti, interrogandone le testimonianze archeologiche e i fenomeni naturali, studiandone le istituzioni, l'economia e i costumi, e registrano quelle osservazioni in diari, lettere, descrizioni, trattati, schizzi, acquerelli, incisioni. Alla fine del secolo la Sicilia è entrata a fare parte stabilmente del patrimonio comune della cultura europea, come uno dei suoi soggetti più familiari e più densi di connotazioni simboliche; secondo la celebre sintesi dello stesso Goethe: "È in Sicilia che si trova la chiave di tutto". Viaggiatori stranieri in Sicilia nel 18. secolo / Hélène Tuzet
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