Fra i pani rituali caratteristici della Quaresima e segnatamente della Settimana Santa ci sono quelli che riproducono l’Arma Christi, ovvero gli strumenti della Passione di Cristo (i chiodi, la corona di spine, la croce e la scala. In particolare, la croce, per la profondità del suo simbolismo (mezzo dell’estremo sacrificio dell’Agnus Dei), detiene un’importanza particolare all’interno di questa categoria di pani. I pani della quaresima riproducenti l’Arma Christi trovano un suggestivo confronto con le simbologie invalse nelle processioni dei Misteri che in alcune località dell’Isola (p.es. Castelsardo, Iglesias, ecc.) raggiungono straordinari livelli di suggestione.
A Galtellì, il Giovedì Santo, in ambito confraternale viene consumata sa Corona, un pane tondo al centro del quale campeggia una grande croce, mentre ai lati figurano numerosi carciofi. Per comprendere il senso della presenza di questo simbolo vegetale occorre ricordare che, nell’iconografia della Chiesa, il cardo e il carciofo assurgono a simbolo del peccato originale e, soprattutto, della Passione di Cristo in quanto piante spinose.
In alcuni centri dell’Isola, come Teulada, per ringraziare Dio del raccolto dell’anno precedente e per propiziare quello dell’anno in corso, il contadino portava nel campo un pane dolcificato a forma di croce, sa cruxi de Pasca, percorreva il campo a croce e alle quattro estremità, dopo essersi segnato, spezzava con le mani un braccio e lo sbriciolava sul terreno. Riportava a casa il pane rimanente e lo mangiava assieme ai familiari con l’augurio di poterne mangiare un altro simile l’anno successivo.
Il fatto che la croce, strumento del supplizio capitale di Cristo, venga usata per fini propiziatori proprio il giorno di Pasqua non deve stupire. Infatti, con la Resurrezione la Croce diviene da strumento di Passione segno della vittoria divina, albero della vita. Si fa sintesi, analogamente a quella di Cristo, della vicenda del grano, che solo se muore porta molto frutto.
In questa stessa chiave devono leggersi i simboli della Crocifissione (croce, corona di spine, chiodi e scala) in sa pertusita ’e Pasca, un pane di uso non più vitale, diffuso in passato nel Marghine, nel Meilogu, nella Planargia e nel Logudoro. Questo pane di forma circolare sul quale poggiavano i suddetti simboli, modellati tridimensionalmente con l’impasto del pane, accoglieva sulla superficie anche motivi floreali e vegetali, segno di buon auspicio e di rinascita della natura, sulla scorta della Resurrezione del Dio fatto uomo.
Nel Meilogu, sempre in occasione della Pasqua, si confezionava su càpude con i simboli della crocefissione. La base riproponeva lo stesso pane di foggia vagamente antropomorfa che veniva consumato ritualmente in concomitanza con l’inizio del nuovo anno in segno di buon augurio. La variante pasquale era di buon auspicio segnatamente per il buon esito del raccolto.
A Macomer in occasione della Domenica delle Palme si preparavano sas rugulitas, piccole croci di pane che spesso venivano sovrapposte. Si incastonavano in una foglia di palma benedetta, si ornavano di foglie d’ulivo e si appendevano sugli stipiti delle porte interne o delle finestre delle case, dove venivano lasciate tutto l’anno per essere poi sostituite l’anno seguente. In virtù del potere simbolico della croce e della palma e delle foglie d’ulivo benedette, si riteneva fossero dotate di un potere apotropaico, ossia della capacità di allontanare ogni male. Venivano appese subito dopo la Messa dalla padrona di casa, che si faceva il segno della croce, recitava per tre volte il Credo e poi la formula:
Deo m’inserro in sa janna mia
cun sas istangas de Santa Lughia
cun sas istangas de Santu Larentu.
Rughe in sa janna
rughe in finestra
si ch’at cosa mala, ch’essat fora
e si che non ch’end’ at, mai ch’end’intret.
Anghelos ch’isten e Luca e Matteu,
azzudaenos, Signore Deus!
[Io mi chiudo all’interno della mia casa (lett. ‘nella mia porta’) / con le stanghe di Santa Lucia / con le stanghe di San Lorenzo. / Croce nella porta / croce nella finestra / se c’è il diavolo che esca fuori / se non c’è, mai entri. /Vi dimorino angeli e San Luca e San Matteo, / aiutateci, Signore Nostro].
(Immagine di copertina: “Sa corona il pane realizzato per l'occasione - Galtellì Giovedì Santo”, Galtellì. Archivio fotografico ISRE)
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Autore : De Cortes, Antonio
Anno : 1900
Autore : Luraschi, Arnaldo <1872-1945>
Anno : 1940
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