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L'arte d'importazione

L'arte d'importazione

L'arte d'importazione

Il passaggio del Regno di Sardegna dagli Asburgo di Spagna ai Savoia, per quanto attiene il discorso sui prodotti artistici, non comporta sostanziali mutamenti circa i tradizionali rapporti con le città italiane del Mediterraneo, fatta eccezione naturalmente per l'inserimento nel quadro culturale delle scelte estetiche dei nuovi sovrani.

Nonostante il persistere di un gusto artistico di derivazione iberica, si assiste, per quanto riguarda le commissioni, a un progressivo distacco dalla Spagna e ad un intensificarsi di relazioni con Napoli, Genova e Roma.

Continua pertanto l'importazione di opere iberiche sebbene la loro diffusione abbia luogo nei piccoli centri dell'interno, stazioni periferiche in cui la resistenza opposta alle novità politiche e culturali del nuovo governo è più forte e dove risulta più facile sfuggire al controllo messo in atto nei centri maggiori.

È infatti chiara da subito la volontà da parte della classe dirigente piemontese di operare cambiamenti radicali all'interno della concezione dell'arte invalsa in Sardegna, come dimostra il ruolo affidato agli ingegneri militari che, oltre a occuparsi della riorganizzazione delle fortificazioni e delle torri litoranee, sovrintendono alla costruzione di chiese, conventi ed edifici civili, operando in tal modo una progressiva sostituzione dei sistemi costruttivi gotici dei "picapedrers" e dei maestri muratori con quelli piemontesi, con una ripercussione anche sulla scelta dei materiali.
Si tratta però di una politica culturale accentratrice che soltanto lentamente finisce per incidere nel tessuto culturale.

Aggiornamento

20/9/2023 - 11:30

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