Il giorno dopo la Candelora, il 3 di febbraio, si celebra la festività di San Biagio, vescovo di Sebaste, in Armenia, martirizzato nel 316 d.C.
In diverse zone della Sardegna a San Biagio è uso dedicare is piricchittus de Santu Brai e sim., dolci che, una volta benedetti, avrebbero il potere di preservare da ogni male e specialmente dalle affezioni all’apparato respiratorio, in relazione con il miracolo compiuto da San Biagio che, mentre veniva portato al martirio, con la sola benedizione guarì un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce.
La festa di San Biagio, tuttavia, mostra un background legato alla propiziazione del ciclo agrario e del nuovo corso solare, dopo il solstizio d’inverno. Infatti, in molti paesi dell’Europa meridionale si usava portare in chiesa un pugno di cereali benedetti, che venivano poi mescolati a quelli della semina, affinché assicurassero un buon raccolto. Questo patronato, che non ha alcun rapporto con la storia del Santo, deriva probabilmente da riti precristiani connessi al periodo di passaggio fra l’inverno e la primavera.
A Gergei, oltre a su piricchittu de Santu Brai, si prepara su sessineddu, una composizione di frutta e fiori tenuti insieme dalle foglie lunghe e piatte di sèssini, una specie di giunco cui si appendono pezzetti di lardo e salsiccia, un rosario fatto di pasta di pane, grappoli di narcisi e su cordonittu, un cordoncino di lana ritorta di diversi colori, che in seguito sarà portato al collo per un intero anno, a difesa dalle disgrazie e dal mal di gola. Su sessineddu, un vero e proprio simbolo propiziatorio dell’abbondanza e del rigoglio della natura, negli ultimi tempi si è arricchito di nuovi ornamenti alimentari, nella fattispecie dolciumi (grappoli di cioccolatini e caramelle), che, dopo la benedizione dei sessineddus in chiesa, assolveranno la funzione di cibo benedetto.
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Anno : 1985
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