Sant’Elena imperatrice (248-329 d.C.), madre dell’imperatore Costantino, è venerata come santa tanto dalla Chiesa latina quanto da quella greca. Convertitasi al cristianesimo, visitò i luoghi della Passione di Cristo, rinvenendo, secondo la tradizione agiografica, la Vera Croce. Perciò l’iconografia la rappresenta associata alla Croce, assieme agli attributi regali (la corona, lo scettro e il manto). La sua festa è celebrata dalla Chiesa latina il 18 agosto, da quella greca il 21 maggio. Quartu, di cui Sant’Elena è la patrona, vanta il possesso di una reliquia del Lignum Crucis, autorizzata nel 1844 dall’arcivescovo di Cagliari.
Sant’Elena viene festeggiata dai quartesi soprattutto in due occasioni: il 21 maggio, secondo il calendario greco-ortodosso (e non il 18 agosto, secondo quello latino), retaggio dell’influsso bizantino, e il 14 settembre, per la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. L’ascendenza bizantina del culto della madre dell’imperatore Costantino in area campidanese è indiziata anche dal fitonimo lillu ’e Sant’Aleni, relativo a un giglio bianco, la cui fioritura nel mese di maggio coincide con il periodo delle celebrazioni della Santa secondo il culto orientale.
La festa di primavera dedicata da Quartu alla sua patrona, oggi ridotta al solo ambito religioso, un tempo era ben più solenne, preceduta da una preparazione di quattro giorni. Costituiva un irresistibile richiamo per «forestieri e viaggiatori», attirati dalla ricchezza dell’apparato cerimoniale che prevedeva in apertura della processione ben duecento gioghi di buoi mudaus (adornati). Così la descrive Vittorio Angius, alla voce “Quarto” del Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna (1833-1856). Altre notizie circa le caratteristiche della festa del 21 maggio nella prima metà dell’Ottocento sono ricavabili dal resoconto del viaggio in Sardegna che Antoine-Claude Pasquin, detto Valery, diede alle stampe nel 1837. Lo scrittore francese contò 3000 persone arrivate «a piedi, a cavallo, e anche in vettura, perché la strada è carrozzabile». Riferì, inoltre, la presenza di «otto enormi pani fatti con il vino cotto e il miele, cosparsi artisticamente di guarnizioni dolci» sistemati ai quattro angoli del piedistallo sul quale era collocata la statua della patrona di Quartu. Tra gli usi dello sfarzoso apparato cerimoniale che colpì il già citato Enrico Costa, all’inizio del Novecento, vi è il «curioso costume (comune d’altronde a molti paesi del Campidano) […] di far camminare il cavallo a ritroso da colui che porta lo stendardo davanti al simulacro di Sant’Elena. Si direbbe che l’educato cavallo intenda dare in quel giorno una lezione di buona creanza ai zotici buoi, che precedono la pia madre dell’imperatore Costantino». Tale usanza, segno di riverenza nei confronti della Santa, trova riscontro nel folklore verbale quartese, come documentato da un’informatrice nata nel 1923, nella locuzione fai cumenti su cuaddu ’e Santa Aleni (o ~ Corpus Domini), ‘fare come il cavallo di Sant’Elena (o ~ Corpus Domini)’, nel significato di procedere a ritroso. La festa di settembre era ancor più imponente, «con immensa affluenza di uomini e donne dalle terre limitrofe e da Cagliari, e una gran corsa di barberi, e di polledri, i più famosi, perché i premi proposti sogliono essere palii di gran lunghezza e di molto valore». Oltre ai molti visitatori, l’evento attirava anche autorità e personaggi illustri, come il futuro re di Sardegna, Carlo Felice duca di Savoia, per la festa del 1800.
Oggidì in occasione della festa patronale di settembre una suggestiva processione attraversa le strade della città. Il simulacro della Santa viene collocato su un carro di legno trainato da buoi e addobbato da felci e rose. Ai piedi della statua sono disposti quattro panis de saba pintaus e vasetti di basilico (< greco Βασιλεύς ‘re’), pianta regale, degna di un’imperatrice.
Aggiornamento
Commenti