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Antonio Cano

Antonio Cano


Nella produzione letteraria in sardo la poesia è il genere più coerente e differenziato, e quello di cui esiste una più ampia produzione. Come nella tradizione toscana classica, troviamo scrittori di rilievo, fra i quali spicca Antonio Cano.
Secondo Carlo Dionisotti il Quattrocento italiano è un secolo privo di poesia, ma la fioritura o la crisi della poesia di una lingua minoritaria sono anch'esse connesse con gli eventi politici e i movimenti culturali. Le prime tenui tracce scritte della poesia sarda si rinvengono nel poema attribuito ad Antonio Cano "Sa vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu". Cano nasce a Sassari alla fine del secolo XIV, ma le notizie sulla sua vita sono scarse. Era un religioso e, dopo essere stato rettore del paese di Giave, occupò l'incarico di abate di Saccargia e poi fu ordinato vescovo di Bisarcio e arcivescovo di Sassari. Il suo poemetto dedicato ai martiri turritani, giustiziati all'epoca delle persecuzioni di Diocleziano, risulta essere la più antica opera letteraria conosciuta in lingua sarda. Si tratta di versi di carattere agiografico che, rimodulando fonti narrative medioevali, ripropongono il modello delle "Passiones" dei martiri. Intento dell'autore è fondare sulle figure di Gavino, Proto e Gianuario l'ideale di una Sardegna che crede alla sua identità di popolo e di lingua e alla sua cultura cristiana europea.

Update

4/3/2025 - 19:04

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