Seguici su
Cerca Cerca nel sito

Regione Sardegna

necropoli

ambito romano

Risorse Digitali

Puoi consultare le informazioni sulle risorse digitali nel viewer con i pulsanti 'Info' e 'Metadati immagine'. Per ulteriori informazioni consulta la nostra guida. Link alla guida.

Categoria

Titolo

necropoli

Descrizione

Lembo di necropoli sito nell’area dell’ex albergo La Scala di Ferro, pertinente alla vasta necropoli orientale della Karales romana. Tale porzione, venuta alla luce a seguito della costruzione di parcheggi interrati nell’area dell’ex albergo La Scala di Ferro - edificio storico realizzato nell’800 al di sopra del bastione di N.S. di Monserrato, in origine S. Jacopo - e nascosta sotto un riempimento spagnolo del XVI secolo, si compone di diversi settori funerari diversificati per cronologia e tipologie tombali. Ubicata sul versante della collina esposta ad est, è ricavata in un banco roccioso calcareo in forte pendenza, con un notevole dislivello dalla via Torino alla via Margherita. L'area in oggetto occupa un settore pianeggiante, identificato come “B” e sito nella porzione sud-est dell’area, che racchiude, entro un recinto, una piccola area funeraria inviolata con sepolture afferenti a rito misto: al primo utilizzo dell’area si ascrivono due cippi a botte e due cippi a sommità centinata, tutti con iscrizioni funerarie, cui afferiscono quattro sepolture ad incinerazione in cinerari datate al I-II sec. d.C.; ad un riutilizzo successivo di II-IV sec. d.C., caratterizzato da un innalzamento del piano d’uso, appartengono quattro sarcofagi litici con inumazioni ed una mensa in pietrame e calce con tracce di pittura. L’analisi autoptica ha evidenziato la sussistenza di due aree abbastanza ben delineate afferenti ai due riti funerari dell’incinerazione, a nord, e dell’inumazione, a sud. In quest’ultima, in particolare, si nota l’allineamento di due sarcofagi - di cui uno perfettamente conservato con coperchio e fronte strigilata, coperto da un rivestimento in stucco forse connesso a diversi riutilizzi - lungo una medesima direttrice, pertinente verosimilmente ad un riutilizzo finale dell’area ed insistente su precedenti incinerazioni come testimoniano chiazze di bruciato sottostanti. Un terzo sarcofago, con coperchio a tetto a due spioventi con acroteri e tabula anepigrafe, si dispone parallelo a due cippi delle sepolture ad incinerazione, nascondendone le iscrizioni, mentre un quarto, seriore al precedente per rapporti stratigrafici di appoggio, pare chiudere a nord-est l’area inumazioni. Nel settore settentrionale si riscontra, anche in questo caso, un allineamento di sepolture lungo una medesima direttrice lungo cui si dispongono i due cippi a botte ed i due cippi con sommità centinata con incinerazioni. A sud-ovest/ovest di questi, nello spazio compreso tra essi ed il muro ovest della recinzione, si dispongono altri cinerari litici, a base quadrangolare con fossetta per il cinerario ed incasso per il cippo/coperchio, nonché altri due cippi e due ortostati erratici. Il materiale utilizzato è il calcare bianco di Bonaria o pietra forte. Tutte queste sepolture sono delimitate da un recinto composto da due setti murari, disposti ortogonalmente tra loro; la tecnica muraria è in opera a telaio, con blocchi calcarei squadrati messi in opera di testa e di lungo e specchiature in scapoli litici di piccole e medie dimensioni allettati con malta di fango. Presso il muro nord si nota una sovrapposizione di una muratura seriore in opera isodoma con conci di reimpiego pertinente ad una fortificazione d’età altomedievale. Per quanto concerne l’interpretazione delle sepolture, la loro insistenza e raggruppamento all’interno del recinto individua un’area funeraria ben delimitata: l’analisi delle iscrizioni indica l’appartenenza iniziale alla famiglia degli Stabii che realizzarono monumenti funerari con il rito dell’incinerazione per tre generazioni cui seguirono riutilizzi con legami di parentela non ben identificati ed alla fine slegati dalla famiglia originaria. Il riutilizzo successivo dell’area, dopo un periodo di abbandono, si accompagna ad una riorganizzazione dello spazio con variazione del rituale funerario ad inumazione, fino al momento del disuso in età tardo-antica. L’onomastica delle iscrizioni indicherebbe la pertinenza ad una classe sociale di liberti della Karales romana. Per quanto riguarda il rito funerario utilizzato, si ritiene che la scelta dipenda da usanze consolidate nel tempo, con connotazioni ideologiche che rispecchiano tradizioni ed usi familiari. Stato di conservazione: mediocre

Descrizione Fisica

unità di misura: m; larghezza: 9; MISN=12

Detentore dei Diritti

proprietà privata

Diritti

Provvedimento di tutela: dlgs 490/1999, artt. 2, 6, 8; estremi: 2001/10/29; Provvedimento di tutela: dm (l. 1089/1939); estremi: 1975/04/21

ID

2000231026

Tag

Commenti

Scrivi un commento

Invia