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Settimana Santa a Orosei

Settimana Santa a Orosei

Settimana Santa a Orosei

A Orosei, centro situato nella subregione storica delle Baronie, i riti prepasquali prendono le mosse dal tempo quaresimale, allorché, ogni venerdì si svolge la cerimonia di sas Rughes. Ogni Via Crucis è caratterizzata dalla presenza di una statua lignea, sos Tziommos (dal latino Ecce Homo), ossia Cristo, rappresentato nei momenti cruciali della sua Passione.

La Domenica delle Palme i rami d’ulivo e le palme mirabilmente  intrecciate (sos pàssios), sono condotti in processione, benedetti e successivamente conservati con funzione protettiva.

Si passa direttamente alla sera del Martedì Santo, allorché si volge   ̶   caduta in disuso dei primi decenni del secolo scorso e ripristinata  nei primi anni del 2000  ̶  la processione dei Misteri (Misteros). Il corteo processionale  parte dall’Oratorio della Confraternita di Santa Croce. Vi partecipano confratelli e consorelle (corfàrios e mandatàrias) delle tre confraternite che organizzano i riti della Settimana Santa: Sas Ànimas, Santa Rughe e Su Rosàriu. I confratelli portano in processione la croce e sos Tziommos, visitano sette chiese, mentre i cantori intonano il Miserere e  le laudi sacre (gotzos).

La sera del Giovedì Santo, invece, ha luogo la Missa in Coena Domini, rievocazione dell’Ultima Cena, annunciata dal suono delle campane legate sino alla Resurrezione pasquale. All’interno della stessa funzione si svolge il rito della lavanda dei piedi (su lavabu): il sacerdote lava, asciuga e bacia i piedi di dodici confratelli facenti parte delle tre confraternite summenzionate. Al termine si svolgono, a partire dagli oratori delle tre confraternite, la Protzessione de sos  Sepurcros e sas Chircas (la ricerca da parte dell’Addolorata del Figlio). Per le strade di Orosei vengono condotte due Madonne. I Sepolcri sono stati allestiti dalle prioresse e dalle mandatàrias, adagiando il crocefisso su cuscini riccamente adornati con composizioni floreali, candele, pani benedetti, un vassoio per le offerte dei fedeli e sos nenneres, piatti di cereali e legumi fatti germogliare al buio tra la quarta e la quinta Domenica di Quaresima. Ai lati del Sepolcro vi sono palme e rami di ulivo. Al centro de su Sepurcru della Chiesa Parrocchiale di San Giacomo, al posto del Crocifisso si pone il tabernacolo delle Sacre Specie, qui custodite dopo la Messa in Coena Domini per l’adorazione fino alla mezzanotte e conservate fino alla Messa dell’indomani. All’interno delle sette chiese il simulacro della Madonna viene disposto accanto al Sepolcro, mentre i cantori, disposti circolarmente, intonano una strofa e il ritornello dei gotzos de sa Jovia Santa.  Durante il canto i fedeli si recano a rendere omaggio al Cristo lasciando un’offerta nell’apposito piatto predisposto. A tarda sera i confratelli, nelle proprie sedi di afferenza, svolgono i rito di sa Suchena, evocante l’Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli, a base di zuppa di pesce e anguille. Questo specifico rituale è aperto e chiuso dal canto del Miserere.

Il Venerdì Santo è scandito dai due eventi rituali di s’Icravamentu (lo schiodamento di Gesù dalla croce) e s’Intzerru (il corteo funebre, successivo alla deposizione di Gesù dalla croce), organizzati dalla Confraternita  Santa Croce.  Il priore invita ufficialmente le altre confraternite a partecipare al rito e a trasportare il Cristo Morto e la Madonna Addolorata. Anche  s’Iscavamentu, al pari della summenzionata processione dei Misteros, è un rito, caduto in disuso nei primi del Novecento, ripristinato di recente. Tutte le fasi di questo rituale (la liberazione dalla corona di spine, l’estrazione dei chiodi, ecc.) sono accompagnati da specifici canti: lo Stabat Mater, il Kirie e le Sette ispadas de dolore.

Segue la processione con s’Interru de Zesu Gristu, guidata dal priore del Rosario a cui viene consegnata l’insegna del priore di Santa Croce. Il Cristo, coperto da un velo, e deposto su una lettiga (brossolu) riccamente ornata dalle mandatàrias con tessuti preziosi e fiori freschi, insieme agli strumenti sacri utilizzati per s’Iscravamentu, è portato in processione per le vie del centro storico del paese dai confratelli di Sas Ànimas. Al centro della processione si dispongono i confratelli di Santa Rughe che sorreggono la grande croce scura, lunga quasi cinque metri, detta Sa Rughe Manna. L’Addolorata, invece,  è portata dai confratelli dell’Oratorio del Rosario mentre una folla numerosa, mesta e partecipe chiude il corteo. Il corteo procede per le vie del paese recitando il Rosario e ad ogni stazione i cantori intonano strofe del Miserere e sos gotzos de s’Interru. Al termine della Via Crucis i simulacri sono ricondotti nell’Oratorio di Santa Croce, e un singolo cantore intona una toccante monodia che riprende il dialogo tra Gesù Crocifisso e il peccatore.

La mattina della Domenica i confratelli raccolgono la pervinca, che verrà disposta lungo il percorso della processione pasquale, mentre il giorno prima le arcate degli Oratori di Santa Croce e del Rosario sono state decorate dalle consorelle con asparagina fresca e fiori. Tali preparativi sono finalizzati alla celebrazione di un rito festoso: l’incontro fra le statue del Risorto e della Madonna, al rintocco delle campane finalmente sciolte, in segno di festa.

I due simulacri, sono trasportati d due gruppi processionali, che incontrandosi procedono a inchini di saluto fra le due statue, spostando gradatamente il velo che copre la Madonna, fino a scoprirla completamente.

S’Incontru raggiunge l’apice del giubilo al canto del Magnificat, quando la folla assiste allo scambio delle insegne fra confraternite in segno  fratellanza e mentre il suono festoso delle campane invita i fedeli a partecipare alla solenne Messa di Pasqua.

 

Storia dell’evento

I riti della Settimana Santa di Orosei sono ricchi di fascino e rimandano fedelmente alla tradizione iberica che li ha generati. Anche dal punto di vista lessicale, ad esempio, su brossolu (lett. culla) si confronta con il bressol ad Alghero. Interessante l’impiego delle specie vegetali, come la pervinca, pianta propiziatrice del rigoglio della natura (non a caso presente in sa Pippia de Maju, scettro di su Componidori,  re della Sartiglia di Oristano, con cui il re della giostra equestre benedice la folla) e l’asparagina, pianta sempre verde, segno della sconfitta della morte da parte del Risorto.

Aggiornamento

24/3/2024 - 20:08

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