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Postunitäres Alter

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Nella fase successiva all'Unità d'Italia l'insieme demografico e sociale della Sardegna rivelava tutte le sue fragilità per una serie di aspetti e problematiche storiche. La gran parte della popolazione (80,5%) risiedeva nei piccoli borghi rurali disseminati per tutta l'isola, mentre solo una minima parte (il restante 19,5%) nei centri più consistenti, soltanto i maggiori dei quali, Cagliari e Sassari, superavano i 5000 abitanti.

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Nell'aprile del 1899, alla presenza di Umberto I e di Margherita di Savoia, viene posta a Cagliari la prima pietra del palazzo municipale, mentre a Sassari viene completato il monumento al re d'Italia. Sono immagini simbolo di due città che, da qualche anno, operano per abbandonare col vecchio secolo tutta una serie di ritardi che le distanziavano dalle altre capitali del Regno.Solo vent'anni prima, l'inaugurazione a Macomer della linea ferroviaria Cagliari-Sassari era stata festeggiata per più giorni con una solennità tale da richiedere, accanto al deputato sardo Cocco Ortu, la presenza del ministro dei lavori pubblici Alfredo Baccarini. Da una parte quindi il XX secolo si apre sotto il fenomeno dell'inurbamento e dello sviluppo delle maggiori città, segnale evidente di una certa crescita, da un'altra però proprio questo dato sembra rendere più marcato il divario, in termini di popolazione, ricchezza e sviluppo, fra le stesse e il resto di un'isola, che nel complesso, per tutta la prima metà del secolo, patisce ancora quei disagi che in quasi tutto il resto del continente appartengono ai secoli passati.La Sardegna si ritrova così nel nuovo secolo con i problemi di sempre, legati all'arretratezza delle campagne e del mondo pastorale, all'inadeguatezza della viabilità, alla criminalità, all'emigrazione verso il lavoro e il benessere che localmente mancano. Non per questo l'isola smette di essere oggetto dell'attenzione dei viaggiatori, degli osservatori, degli studiosi, i cui racconti però non saranno soltanto scritti esotizzanti per solleticare emozioni forti nei ricchi salotti europei, ma lavori e studi approfonditi, che lasceranno un segno profondo nelle istituzioni come nella coscienza collettiva.Non più quindi sullo sfondo delle loro pagine le Chiudende, l'abolizione del feudalesimo o la Perfetta Fusione, ma la Grande Guerra, la nascita dei partiti e la loro morte durante il fascismo, l'Autonomia regionale: cambiamenti profondi che troppo spesso hanno lasciato immutati i problemi di sempre.

Lesen Sie alles Lesen Sie alles Nell'aprile del 1899, alla presenza di Umberto I e di Margherita di Savoia, viene posta a Cagliari la prima pietra del palazzo municipale, mentre a Sassari viene completato il monumento al re d'Italia. Sono immagini simbolo di due città che, da qualche anno, operano per abbandonare col vecchio secolo tutta una serie di ritardi che le distanziavano dalle altre capitali del Regno.Solo vent'anni prima, l'inaugurazione a Macomer della linea ferroviaria Cagliari-Sassari era stata festeggiata per più giorni con una solennità tale da richiedere, accanto al deputato sardo Cocco Ortu, la presenza del ministro dei lavori pubblici Alfredo Baccarini. Da una parte quindi il XX secolo si apre sotto il fenomeno dell'inurbamento e dello sviluppo delle maggiori città, segnale evidente di una certa crescita, da un'altra però proprio questo dato sembra rendere più marcato il divario, in termini di popolazione, ricchezza e sviluppo, fra le stesse e il resto di un'isola, che nel complesso, per tutta la prima metà del secolo, patisce ancora quei disagi che in quasi tutto il resto del continente appartengono ai secoli passati.La Sardegna si ritrova così nel nuovo secolo con i problemi di sempre, legati all'arretratezza delle campagne e del mondo pastorale, all'inadeguatezza della viabilità, alla criminalità, all'emigrazione verso il lavoro e il benessere che localmente mancano. Non per questo l'isola smette di essere oggetto dell'attenzione dei viaggiatori, degli osservatori, degli studiosi, i cui racconti però non saranno soltanto scritti esotizzanti per solleticare emozioni forti nei ricchi salotti europei, ma lavori e studi approfonditi, che lasceranno un segno profondo nelle istituzioni come nella coscienza collettiva.Non più quindi sullo sfondo delle loro pagine le Chiudende, l'abolizione del feudalesimo o la Perfetta Fusione, ma la Grande Guerra, la nascita dei partiti e la loro morte durante il fascismo, l'Autonomia regionale: cambiamenti profondi che troppo spesso hanno lasciato immutati i problemi di sempre.

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