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Im Gegensatz zu dem, was gesagt wird, ist die sardische Literatur, die die Insel im Laufe der Jahrhunderte zum Ausdruck gebracht hat, nicht nur in verschiedenen Genres, sondern auch reich an Werken und Autoren. Offensichtlich kann die literarische Produktion einer Minderheitensprache und -kultur nicht mit der einer großen Nation oder eines großen Staates verglichen werden.
Selbst unter dem Begriff „Literatur“ wird nach dem Diktat der modernsten und aktuellsten Studienrichtlinien das Schreiben oder die Produktion von Kulturwerken verstanden, die nicht traditionelle Räume wie Rechtsakte, politische Verfassungen, Poesie und mündliche Überlieferung einnehmen, und sogar die didaktischen oder informativen Werke, für die die sardische Sprache verwendet wurde, um besser mit den Menschen kommunizieren zu können.
Nach der aufregenden Phase des Mittelalters, am Tag nach der Niederlage des Königreichs Arborea, dem es an einem unabhängigen politischen Zentrum mangelte, übernahmen die dominierenden Sprachen (Katalanisch, Kastilisch und schließlich Italienisch) allmählich die Rolle der Amtssprachen, die von der herrschenden Klasse der Insel vollständig akzeptiert wurden. Die sardische Sprache wurde weiterhin von Sängern praktiziert, die eine lange mündliche poetische Tradition hervorbrachten, aber auch von Schriftstellern mit gebildetem Denken.
Im Laufe der Jahrhunderte haben die dem Volk am nächsten stehenden sardischen Intellektuellen (insbesondere Kirchenmänner) Versuche unternommen, den schriftlichen Sprachgebrauch zu normalisieren. Ein Bemühen, das auch heute noch relevant ist, zu einer Zeit, in der wir als Ergebnis eines neuen Sprachbewusstseins die Geburt der narrativen Prosa in sardischer Sprache erlebten.
Gian Pietro Cubeddu, più conosciuto col nome di Luca, fu autore di composizioni poetiche di ambientazione classica, pastorale o rurale, che ricordano la poesia della corrente barocca dell'Arcadia.Nasce e Pattada nel 1748 e compie i suoi studi religiosi a Tempio presso l'istituto degli Scolopi. Viene ordinato sacerdote all'interno di questo stesso ordine e assume il ruolo di istitutore e maestro di grammatica. L'indole del sacerdote era però piuttosto vivace e, stufo della vita monotona dell'istituto tempiese, Cubeddu ottenne il permesso di girare per le sedi degli Scolopi in Sardegna. Contemporaneamente scopriva una buona predisposizione sia per la poesia estemporanea sia per quella scritta. La sua ribellione interiore all'ordine che lo aveva accolto trovò sublimazione proprio nella poesia sarda, che divenne per lui molto più che un passatempo: una ragione di vita. Con Cubeddu si comincia a parlare per la poesia sarda della cosiddetta "Arcadia", ovvero la tendenza alla sopravvivenza in Sardegna di stilemi e modelli fissi, nella metrica e negli argomenti, di ambientazione classica, pastorale o rurale. Una cristallizzazione che nell'ambito della poesia "in limba" influenzerà i secoli a venire. Tra le sue opere più conosciute, come per il Pisurzi, sono sopravvissute al tempo i poemetti a sfondo morale che riprendono favole antiche o temi classici dell'edificazione morale. Tra i titoli più famosi "Su cucu e sa rùndine", "Sa corrincia", "Su leone e s'ainu", "Si fit a modu de ti nde furare", "Ninfas sas pius bellas"; tra i più suggestivi Isculta Clori ermosa. Padre Luca Cubeddu muore a Oristano nel 1828.
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Gian Pietro Cubeddu, più conosciuto col nome di Luca, fu autore di composizioni poetiche di ambientazione classica, pastorale o rurale, che ricordano la poesia della corrente barocca dell'Arcadia.Nasce e Pattada nel 1748 e compie i suoi studi religiosi a Tempio presso l'istituto degli Scolopi. Viene ordinato sacerdote all'interno di questo stesso ordine e assume il ruolo di istitutore e maestro di grammatica. L'indole del sacerdote era però piuttosto vivace e, stufo della vita monotona dell'istituto tempiese, Cubeddu ottenne il permesso di girare per le sedi degli Scolopi in Sardegna. Contemporaneamente scopriva una buona predisposizione sia per la poesia estemporanea sia per quella scritta. La sua ribellione interiore all'ordine che lo aveva accolto trovò sublimazione proprio nella poesia sarda, che divenne per lui molto più che un passatempo: una ragione di vita. Con Cubeddu si comincia a parlare per la poesia sarda della cosiddetta "Arcadia", ovvero la tendenza alla sopravvivenza in Sardegna di stilemi e modelli fissi, nella metrica e negli argomenti, di ambientazione classica, pastorale o rurale. Una cristallizzazione che nell'ambito della poesia "in limba" influenzerà i secoli a venire. Tra le sue opere più conosciute, come per il Pisurzi, sono sopravvissute al tempo i poemetti a sfondo morale che riprendono favole antiche o temi classici dell'edificazione morale. Tra i titoli più famosi "Su cucu e sa rùndine", "Sa corrincia", "Su leone e s'ainu", "Si fit a modu de ti nde furare", "Ninfas sas pius bellas"; tra i più suggestivi Isculta Clori ermosa. Padre Luca Cubeddu muore a Oristano nel 1828.
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