Il sito campestre, oggi interessato da impianti industriali, corrisponde al villaggio di Salvénero, abbandonato alla fine del Settecento. La chiesa è a poca distanza da quella di Sant'Antonio Abate. Ai suoi possedimenti in epoca medievale fa riferimento il ''Condaghe di San Michele di Salvenor'' (XII-XIII secolo).
La chiesa di San Michele di Salvenero, rilevante per dimensioni e significato nel panorama romanico sardo, è stata purtroppo alterata nei restauri del primo Novecento.
La prima menzione documentaria risale al 1138, quando il titolo "beati Michaelis de Salvenero" corrisponde a un'abbazia dipendente dai monaci benedettini di Vallombrosa. Nella chiesa, in calcare e pietra vulcanica, si possono identificare due fasi costruttive.
La prima fase è contraddistinta da una tecnica propria degli edifici sardi tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo, con utilizzo di cantoni in calcare di piccola e media pezzatura nelle absidi, in facciata e nei fianchi. La seconda fase assume piena evidenza nella sacrestia, a filari di conci calcarei regolarmente alternati a filari di conci di pietra vulcanica. A questa fabbrica lavorarono le maestranze operanti nella vicina Sant'Antonio di Salvenero, nel primo quarto del XIII secolo.
La chiesa ha pianta a croce "commissa", con aula mononavata e transetto con tre absidi a S/E. La navata ha copertura in legno, mentre i bracci del transetto sono voltati a crociera, con quello di N/E collegato alla sacrestia.
La facciata ha robuste paraste d'angolo ed è ripartita in tre specchi, con un oculo in asse con il portale e una luce cruciforme. Come si evince dalle foto d'archivio, le absidi sono state ricostruite senza reinserire i cantoni con gli alloggi per i bacini ceramici.
Storia degli studi
La chiesa è menzionata da Vittorio Angius (1847), ma i primi studi storico-artistici sono di Dionigi Scano (1907) e di Raffaello Delogu (1953). Se ne sono occupate Marina Righetti Tosti Croce (1987) e Renata Serra (1989). Il contributo più aggiornato è di Roberto Coroneo (1993).
Bibliografia
V. Angius, voce "Ploaghe", in Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, XV, Torino, G. Maspero, 1847, pp. 452, 456-457;
D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 221-226;
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 78-80;
M. Righetti Tosti Croce, "Architettura monastica: gli edifici. Linee per una storia architettonica", in Dall'eremo al cenobio. La civiltà monastica in Italia dalle origini all'età di Dante, Milano, Scheiwiller, 1987, p. 518;
R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 394-396;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300. Nuoro, Ilisso, 1993, scheda 54;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 273-274;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 41-42.
Come arrivare
Si percorre da Sassari la SS 131 in direzione S, per svoltare dopo circa 16 km in direzione di Florinas. Dopo qualche centinaio di m si scorge la chiesa di San Michele Arcangelo.
Tipologia Contenuti:
Architettura religiosa
Provincia: Sassari
Comune: Ploaghe
Macro Area Territoriale: Nord Sardegna
CAP: 07017
Indirizzo: SS 597 - località Santu Miali di Salvennor
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