Con la Domenica delle Palme inizia il ciclo delle celebrazioni religiose e delle ritualità devozionali, che inaugurano la Settimana Santa.
Com’è noto, in questo giorno si ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto da una folla festante che lo osannava agitando foglie di palma e fronde d’ulivo, pianta di cui il paesaggio era particolarmente ricco.
Non dimentichiamo che, proprio in virtù di questa descrizione neotestamentaria, sul modello della morte e Risurrezione di Cristo, la palma è divenuta immancabile attributo dei martiri. Nel significato legato alle vicende terrene di Gesù, la palma prelude al martirio cui il Figlio di Dio sarà sottoposto durante la Settimana Santa, sino alla sua crocifissione, sommo sacrificio finalizzato alla Salvezza del genere umano.
Nella stratificazione dei suoi significati, in ambito biblico la palma assurge a simbolo di bellezza e rigogliosa fioritura. Non stupisce, dunque, che prama / prama dorada sia uno degli epiteti della donna amata più frequenti nella poesia amorosa sarda di tradizione popolare. Oltretutto, la palma è anche un segno mariano; la Chiesa rivolge ripetutamente alla Madonna il motto biblico: «Io crebbi simile alla palma» e questo simbolo vegetale spicca quale elemento segnico e decorativo nella Dormitio Virginis di mezz’agosto.
Oltre alla produzione delle palme intrecciate destinate alla distribuzione pubblica (prama de pòpulu), se ne è sempre sviluppata un’altra ricca di connotazioni artistiche popolari, realizzata in casa di semplici devoti finalizzata all’uso devozionale in ambito familiare e a farne dono a parenti e amici.
Mette conto sottolineare come nei centri del Medio Campidano l’arte di filai sa prama (intrecciare le foglie di palma) era così radicata da divenire terreno di competizione per la realizzazione delle composizioni più raffinate. Palme particolarmente elaborate venivano offerte come dono di pregio alle autorità religiose: p. es. il bastone pastorale (su bàculu) fatto di foglie di palma intrecciata era riservato al vescovo. A Sinnai la palma per il celebrante della funzione della Domenica delle Palme, a ramo intero, era un vero tripudio di virtuosismo decorativo, intrecciata come era, in forme che riproducevano motivi floreali (rosas e lillus) e di vario altro genere: (pitzicorrus, frocus, ecc.). Inoltre, questa palma associata a una destinazione tanto importane era decorata con fiori primaverili: violaciocche, fresie, ecc.
L’arte dell’intreccio delle palme in Sardegna raggiunge livelli notevolissimi. In tutta l’Isola le donne, e in special modo le prioresse delle confraternite femminili, intrecciavano le palme secondo i codici della tradizione, impreziositi dall’estro creativo individuale.
Basti vedere la processione di sas pramas a Desulo, la Domenica delle Palme, in occasione della quale le donne sfilano abbigliate nei loro sgargianti abiti tradizionali, recando monumentali intrecci di palme che superano abbondantemente il mezzo metro d’altezza.
Alle palme benedette la Domenica delle Palme venivano attribuiti poteri apotropaici straordinari: erano ritenute in grado di allontanare ogni negatività. In vari paesi del Sulcis-Iglesiente con la palma benedetta la Domenica delle Palme si confezionavano amuleti in forma di soffietti o quadratini, che, al fine di implementare la propria efficacia, dovevano essere confezionati durante la Santa Messa, meglio se durante la lettura del Passio.
Anche nell’ambito della panificazione non manca il simbolo della palma, variamente realizzato, in pasta di semola, dalle forme più semplici, come quella posta a corredo di questo articolo, sino a forme molto complesse; come quello di Paulilatino (OR), dove la palma, bell’esempio di quella che è stata felicemente definita un’«arte plastica effimera», consta di un vero e proprio intreccio a giorno di foggia romboidale, che in ogni punto di convergenza è decorato da motivi floreali con la corolla aperta o in boccio. A Villaurbana ai motivi fitomorfi (fiori e fogliette) si aggiungevano quelli zoomorfi (colombelle), conformemente all’usanza dei pani nuziali e di quelli primaverili, propiziatori dell’abbondanza,
Il pane a forma di palma preparato per la Domenica delle Palme aveva vari nomi: prama, cocoi ’e prama e simili. A Seneghe (OR), su cocoeddu de prama, di forma romboidale, a guisa di griglia intrecciata, era farcito di uva passa e destinato ai bambini.
A Samugheo (OR) la palma di pane era tradizionalmente decorata con nocciole e a Silanus (NU) con mandorle. La presenza di frutta secca, classificabile come “semi”, alla stessa stregua del grano negli occhi di su Lazaru a Villaurbana, rimanda alla vita in potenza, che, come la Resurrezione di Cristo nel Sepolcro, troverà piena espressione nel tempo pasquale.
Data l’importanza rituale e apotropaica della palma quaresimale nell’Isola, i significati che le competono si estendono al pane a forma di palma, che può dunque, a pieno titolo essere incluso nella categoria dei pani rituali e cerimoniali, che inaugurano l’ampio novero dei pani quaresimali.
A Fordongianus, nella regione storia del Barigadu, sa rughita (la crocetta) era realizzata oltre che nel tempo quaresimale anche per Natale, data la sua accezione di simbolo benedicente, investito di funzioni protettive.
(Immagine di copertina: “Pane de pramma”, Macomer. Archivio fotografico ISRE)
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Autore : Falchi, Gavino
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