Di origini alto-borghesi, Henri Cartier-Bresson (Chanteloup, 1908 – Montjustin, 2004) si avvicina giovanissimo all'arte, frequentando l'atelier del pittore Jacques-Emile Blanche dove entra in contatto con gli ambienti del surrealismo. Tra il '27 e il '28 è allievo di André Lhote, pittore e teorico del cubismo.
Alla fine degli anni Venti parte per la Costa d'Avorio dove realizza le prime fotografie. Nel 1931, ha modo di apprezzare a Marsiglia alcuni scatti di Martin Munkacsi, dai quali rimarrà talmente impressionato da convincersi ad intraprendere l'attività di fotografo. Acquista la prima Leica – una piccola e discreta fotocamera 35 mm – e parte con alcuni amici per un lungo viaggio in Europa, durante il quale viene in Italia per la prima volta. Poco dopo si reca negli Stati Uniti dove espone con Walker Evans alla galleria Julian Levy di New York.
Nel 1933 è in Messico, al seguito di una spedizione di etnografi: espone i suoi lavori al Palacio de Bellas Artes del Messico, insieme a Manuel Alvarez Bravo.
Studia cinema con Paul Strand e diventa aiuto regista di Jean Renoir. Durante la guerra di Spagna gira un documentario sugli ospedali della Spagna Repubblicana e uno per la Croce Rossa.
Rientrato in Francia, pubblica le sue fotografie sulle pagine di "Ce soir", giornale filocomunista diretto da Louis Aragon. Nel 1937 sposa la danzatrice giavanese Ratna Mohini.
Prigioniero dei nazisti dal '40 al '43, dopo alcuni tentativi riesce ad evadere ed entra a far parte della Resistenza francese. Rientrato a Parigi, fotografa la liberazione della città e scopre che tutti i suoi amici sono stati deportati nel campo di sterminio di Buchenwald. Dato per disperso, il MoMa di New York gli dedica una mostra retrospettiva. Intanto, collabora alla realizzazione di un documentario sul ritorno dei prigionieri di guerra prodotto dall'esercito americano, e ritrae gli artisti Matisse, Picasso, Braque, Bonnard, Claudel e Rouault.
Tra il '46 e il '47 lavora negli Stati Uniti e collabora con la rivista "Harper's Bazaar".
Nell'aprile del '47, insieme a Robert Capa, David Seymour (Chim), George Rodger, William e Rita Vandivert, fonda la Magnum Photos, la prima agenzia fotografica al mondo.
Tra il '48 e il '50 vive e lavora in Estremo Oriente: India, Pakistan, Cina e Indocina. Fotografa Gandhi mezzora prima del suo assassinio, la nascita della Repubblica Popolare Cinese e di quella Indonesiana, reportage che saranno pubblicati da "Paris Match".
Nel 1952, grazie all'amico editore Tériade, pubblica il suo primo libro fotografico "Images a sauvette", con copertina di Matisse, contente un testo dal titolo "L'istante decisivo", nel quale espone una delle sue numerose riflessioni teoriche sulla fotografia. Tre anni più tardi, lo stesso editore pubblicherà "Les Européens", con copertina di Mirò.
Tra il '51 e il '73, compie numerosi viaggi in Italia. Nell'estate del 1962, la rivista internazionale "Vogue" gli commissiona un reportage sulla Sardegna, dove trascorre una ventina di giorni. Immortala la gente in maniera discreta e senza forzature, preferendo alla nascente ed elitaria Costa Smeralda, come del resto era stato per la Penisola, i luoghi della tradizione: Mamoiada, San Leonardo di Siete Fuentes, Orosei, Cala Gonone, Orgosolo, Orani – ospite dell’amico Costantino Nivola –, Desulo, Oliena, Nuoro e Cagliari.
Dopo un breve periodo trascorso in Cina, nel 1963 parte per Cuba, su invito della rivista americana "Life", che a causa dell'embargo è costretta a rivolgersi ad un fotografo straniero.
Negli anni seguenti i viaggi si susseguono: India, Giappone, Messico, Canada, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica, e i suoi lavori sono pubblicati regolarmente su "Life" e "Paris Match".
Nel '66 abbandona definitivamente la Magnum, che comunque conserverà la proprietà delle sue immagini. Nel '67 si separa dalla prima moglie e qualche tempo dopo sposa Martine Franck, reporter della Magnum, dalla quale avrà una figlia, Mélanie.
A partire dagli anni '70 si dedica al disegno, riservando i suoi scatti quasi esclusivamente a familiari ed amici; la produzione editoriale sulla sua attività s'intensifica e viene allestita una serie di mostre retrospettive che faranno il giro del mondo.
Nel 2000, insieme alla figlia e alla moglie, inaugura la Fondazione Henri Cartier-Bresson.
Il 4 agosto del 2004, ad esequie avvenute, la famiglia dà notizia della sua morte: l'ultima scelta di riservatezza per un uomo che in questo modo ha vissuto tutta la sua vita.
(Immagine di copertina: Dorgali. Fotografia di Henri Cartier Bresson, 1962)
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