La mietitura
Momento cruciale dell’intero ciclo coltivatorio la mietitura nell’orizzonte tradizionale era attesa e propiziata mediante l’offerta di pani rituali ai Santi tutelari dell’agricoltura (Sant’Isidoro, San Giorgio, San Marco).
Per esempio, in occasione della festa di San Marco a Lei, piccolo centro del Marghine, viene tuttora preparato un pane votivo, affinché il Santo garantisca il suo aiuto in vista del felice compimento dell’annata agraria. Così viene invocato, al fine di un’abbondante mietitura, il Santo evangelista e martire:
Santu Marcu cogoneri
Dadenos trigu e laore,
Po bor fagher sa cogone
Cant’est unu fundu de paneri.
(San Marco del pane / Dateci grano e seminati / Per prepararVi un pane / Grande quanto il fondo di un paniere).
Data l’importanza della mietitura come momento conclusivo del ciclo agrario, non stupisce che a essa siano state dedicate bellissime pagine della nostra letteratura in lingua sarda e italiana.
Vogliamo, a titolo esemplificativo, citare a tale riguardo alcuni versi tratti dalla lirica Cantu ’e messonzu (Canto per il raccolto) del poeta desulese Montanaru, al secolo Antioco Casula (Desulo 1878-1957):
Cantu ’e messonzu
A sos massagios de Barbagia
Sos trigos sunu che mare
cun lughentesas de oro.
Massagiu allegrad’incoro
e preparad’ a messare.
Amentas como sas dies
umidas, frittas d’atonzu,
cand’a su nieddu
aronzu falèin sos primos nies?
In cussos tristos meries insustu,
a cappotto ’e saccu
faghias fogu in barraccu
pro ti poder ristorare.
Massagiu allegrad’incoro
e preparad’a messare. […]
In terra non b’hat dulzura
non b’hat gioia cunsagrada
si prima non est passada
che burrasca sa tristura.
Tottu enit a misura,
benit tottu cumpartidu.
Cunfrome a su ch’has patidu
podes su bene sperare.
Massagiu allegrad’incoro
e preparad’a messare.
(Canto per il raccolto.
Ai contadini di Barbagia.
Le spighe sono come un mare / dai riflessi d’oro. / Contadino rallegrati nel cuore / e preparati a mietere. //Ricordi ora i giorni / umidi e freddi d’autunno, / quando sul nero campo arato / caddero le prime nevi? / In quelle tristi sere, / tutto bagnato, coperto dal cappotto col cappuccio / accendevi il fuoco nella capanna / per poterti ristorare. // Contadino rallegrati nel cuore e preparati a mietere./[…] In terra non c’è dolcezza / non c’è gioia certa / se prima non è passata / la tristezza come una burrasca. / Tutto è calibrato, / tutto viene ripartito. / In base a quanto hai sofferto / potrai aspettarti cose buone. // Contadino rallegrati nel cuore e preparati a mietere).
Passando dalla poesia alla prosa, dalla produzione in lingua sarda a quella in lingua italiana, citiamo un passo del romanzo deleddiano La via del male (1906):
Intanto arrivò il tempo della mietitura. […] La valle esultava di messi, all'ombra dei monti selvaggi; il cielo ardeva; i mietitori curvi, stanchi, ma compresi da una gioia quasi religiosa, tagliavano le spighe e tacevano. Solo qualche fanciulla cantava e rideva, e il gorgheggio del suo riso fondevasi col canto delle quaglie, col trillo delle cicale. […]
Nel silenzio del meriggio, quando le falci abbandonate sui covoni brillavano come d'argento, e tutto il paesaggio, giallo di messi e di sole, pareva assopito in una sonnolenza febbrile, e le montagne lontane si fondevano con le vaporosità bluastre dell'orizzonte, i mietitori dormivano all'ombra delle macchie, dispersi qua e là, stanchi, frustati dalla fatica e dal caldo.
La mietitura è, altresì, un momento fondamentale del ciclo del pane. Tale ruolo di primo piano all’interno della filiera produttiva del cibo per antonomasia è ben rappresentato nei vari musei etnografici presenti nel territorio regionale: dal Museo del Costume di Nuoro, al Museo della Civiltà Pastorale e Contadina di Bitti, al Museo del Pane di Sanluri, ecc.