Una catena d'argento, conosciuta con il termine di "gancera", costituita da due elementi estremi e da una catenella di collegamento ad uno o due segmenti aveva il compito di chiudere alcuni indumenti del vestiario sia maschile che femminile. Il gioiello è diffuso sia nel tipo più semplice a catenella, sia nel tipo a piastre snodate in lamina traforata e decorata a bulino.
Una catena d'argento, conosciuta con il termine di "gancera", costituita da due elementi estremi e da una catenella di collegamento ad uno o due segmenti aveva il compito di chiudere alcuni indumenti del vestiario sia maschile che femminile.
Il gioiello è diffuso sia nel tipo più semplice a catenella, sia nel tipo a piastre snodate in lamina traforata e decorata a bulino, con fermature estreme spesso cuoriformi anch'esse in lamina d'argento, traforata e rifinita a cesello e a bulino, la cui parte centrale appare decorata con figure zoomorfe quali grifoni e altri uccelli rapaci. Non mancano però rappresentazioni di cavalieri, di maschere apotropaiche e motivi zoomorfi. Maschere orride finalizzate alla protezione dal malocchio compaiono con frequenza, insieme alle rosette, negli anelli di collegamento delle diverse piastre nei casi in cui la "gancera"appare realizzata con questa tecnica; le piastre vere e proprie sono quasi sempre decorate, a traforo e a bulino, con rappresentazioni di uccelletti affrontati e con albero stilizzato interposto.
Fra le varie funzioni queste catene avevano quella di guarnire il "collettu", indumento maschile di pelle usato in Sardegna fino alla prima metà del XIX secolo. Nel vestiario maschile veniva usata anche per chiudere il "cappottu serenicu".
Altra funzione della "gancera" era quella di fermare i lembi del copricapo femminile intorno al viso; tale funzione era presente nei copricapi utilizzati in alcuni centri dell'Ogliastra (Villagrande Strisaili, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Tortolì, Lanusei, ecc.). Il copricapo, costituito generalmente da un piccolo manto con i bordi guarniti di nastri di taffettà di colore contrastante rispetto al tessuto di base, veniva tenuto aderente al viso mediante una catena passante sotto il mento e fissato sull'indumento all'altezza delle guance con due piastre in lamina, munite di fori per la cucitura. Queste catenelle sono conosciute oltre che con il termine "gancèra", anche come "càncios de frénu"e "cadenàtzas".
La catena, in alcuni centri, aveva anche il compito di chiudere in vita il grembiule dell'abito festivo, come per esempio ad Atzara, Samugheo, Meana Sardo, Tonara e Desulo (gancera de chinzu). A Busachi le più belle erano la "gancera a conca de angellu", perché ai lati terminava con due testine d'angelo e la "gancera a grughitta"perché guarnita da piccole croci. Adibita alla stessa funzione, la catena si ritrova anche nella Trexenta, dove viene denominata "ganceria de chinzu".
La "gancera" teneva unite le due parti anteriori del corpetto femminile, all'altezza del petto oppure in vita, in alcuni centri dell'Ogliastra, del Sarrabus e della Trexenta. Anche a Gavoi e Meana Sardo il giubbetto veniva chiuso mediante una catena d'argento.
Aggiornamento
Immagini
Testi
Anno : 2004
Risultati 2 di 1485140
Visualizza TuttiVideo
Audio
Commenti