La parrocchiale di Santa Sofia sorge dove l'abitato si arresta lungo la barriera naturale del corso d'acqua S'Arrieddu, verso E, in uno dei punti più bassi e umidi della zona.
L'edificio attuale è frutto di un'integrale ricostruzione in forme rinascimentali avviata nell'ultimo ventennio del XVI secolo e portata a termine nel 1604 a opera del genovese Agostino Carchi e del cagliaritano Francesco Escano, come riportato sull'epigrafe collocata sullo stipite destro dell'arco trionfale.
Pur presentando la consueta icnografia sardo-catalana con presbiterio meno ampio delle navate, manifesta nelle belle proporzioni dell'aula che si dilata nelle ampie e luminose cappelle laterali una concezione dello spazio e della luce di sapore ormai classicistico e si impone, così, come una delle più precoci manifestazioni del nuovo stile in ambito provinciale.
L'unica navata è voltata a botte ed è ripartita in tre ampie campate da sottarchi a tutto sesto che poggiano su paraste tuscaniche. Su di essa si affacciano tre cappelle per lato, coperte con volte a padiglione lunettato e caratterizzate da una profondità inconsueta che, con le ampie arcate di collegamento, anch'esse a tutto sesto, suggerisce il senso della spazialità e della luminosità di un edificio a tre navate.
Il prospetto, più tardo, è caratterizzato dalla tendenza eclettica locale che compone elementi gotici, rinascimentali e barocchi riletti in chiave vernacolare con chiari intenti grafico-planari. Esso, infatti, lega il rosone gotico, ormai privo di ruota, sopraccigliato e ornato da una modanatura a spirale con i portali timpanati di taglio rinascimentale nei quali si concentrano tutti gli elementi decorativi. Quello centrale presenta semicolonne tortili e scanalate affiancate, un fregio a girali e una teoria di palmette stilizzate molto deteriorate per l'azione erosiva degli agenti atmosferici. Nella mezzeria dell'architrave è scolpita la datazione del prospetto interpretabile come 1638 o 1648. I portali laterali sono più semplici e di dimensioni minori: unico elemento decorativo è una testina angelica nel punto mediano della trabeazione. Il paramento lapideo è in tufo, arenaria e vulcanite e presenta una pezzatura più accurata nella parte inferiore.
I lavori per la costruzione della torre campanaria iniziarono nel 1752 e si protrassero per circa mezzo secolo. La canna, a pianta quadrata, è realizzata in blocchi ben squadrati di arenaria del Sinis e raggiunge un'altezza complessiva di circa 40 metri. Eseguita senza condizionamenti da elementi preesistenti è, probabilmente, opera di uno dei numerosi ingegneri militari sabaudi in quel momento nell'isola. Imponente e massiccia, presenta un'impostazione ormai classicistica: unici elementi di tradizione barocca sono individuabili nelle decorazioni in pietra vulcanica rossa e nella cupola "a cipolla".
Storia degli studi
La chiesa è oggetto di sintetiche schede nei volumi della collana "Storia dell'arte in Sardegna" sull'architettura romanica (1993), tardogotica e d'influsso rinascimentale (1994), tardoseicentesca e purista (1992).
Bibliografia
S. Naitza, Architettura dal tardo '600 al classicismo purista. Nuoro, Ilisso, 1992, scheda 26;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Nuoro, Ilisso, 1993, scheda 99;
F. Segni Pulvirenti - A. Sari, Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale. Nuoro, Ilisso, 1994, scheda 65.
Tipologia Contenuti:
Architettura religiosa
Provincia: Oristano
Comune: San Vero Milis
Macro Area Territoriale: Centro Sardegna
CAP: 09070
Indirizzo: via Umberto I, s.n.c.
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Autore : Tedeschi Grisanti, Giovanna
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