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Didattica

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"Su sardu gioghende" è uno strumento multimediale che consente ai bambini di avvicinarsi alla lingua sarda divertendosi e sperimentando il gioco. Lo ha realizzato l'editore Francesco Cheratzu della Condaghes di Cagliari con la supervisione scientifica e didattica della studiosa Maria Teresa Pinna Catte. Un libro elettronico pensato per invogliare i bambini delle scuole elementari, soprattutto quelli tra i sette e i dieci anni, a parlare in sardo. Uno strumento moderno, tecnologicamente avanzato, per evitare che l'apprendimento della nostra lingua di identità storica sia proposto in maniera tradizionale, noiosa, poco accattivante. Invece, utilizzando l'aspetto ludico come strategia, il nostro idioma storico può essere scoperto attraverso un caleidoscopio "magico" di luci, colori, personaggi, storie, animazioni, musica e canzoni. Un mondo meraviglioso per il bambino desideroso di scoprire i misteri della sua terra, della sua gente e dei linguaggi che usa.
L'intero pacchetto comprende tre opere diverse in tre differenti varianti della lingua sarda che l'autrice ha identificato e standardizzato per semplificare il lavoro, o il gioco, di chi s'immergerà in questi percorsi narrativi. Si può trovare una versione campidanese (Su sardu gioghendi), una nuorese (Su sardu jocande) e quella logudorese. Si tratta ovviamente di proposte convenzionali che non esauriscono il campo della mutazione territoriale della lingua in Sardegna, ma che in ogni modo costituiscono un buon punto di partenza per invogliare i bambini a addentrarsi in questo mondo. Come scriveva Mauro Manunza nella recensione dell'Unione Sarda del 16 aprile 2005 "Il progetto prepara il terreno per accogliere la futura "lingua comune" che non potrà né dovrà essere imposta nel dialogare ordinario, ma che inevitabilmente andrà elaborata per disciplinare le esigenze burocratico-normative della Regione".
La stessa Pinna Catte aggiunge che - "i bambini non devono sentirsi prigionieri del campidanese o del logudorese. Devono poter parlare la lingua della comunità di appartenenza, che è anima e identità anche sociale. Ma questa deve essere la base di partenza per valorizzare il sardo come lingua seconda, che per molti è ancora lingua madre". "Su sardu gioghende" può essere utilizzato in famiglia, se i genitori ci credono, oppure a scuola come sarebbe naturale. È un prodotto dell'innovazione tecnologica che si mette al servizio del più antico patrimonio identitario della Sardegna.

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Limba Sarda Comuna: conclusa la sperimentazione con esiti positivi

Il Servizio Lingua Sarda dell’Assessorato della Pubblica Istruzione ha concluso il monitoraggio sulle attività di sperimentazione della Limba Sarda Comuna, codice standard della lingua sarda individuato dalla Giunta Regionale nel 2006.Secondo le osservazioni dei tecnici in forze al servizio, l’utilizzo, in diverse fasi e con differenti intensità, della lingua ha dato esiti positivi e incoraggianti tenendo conto della situazione difficilissima della lingua in Sardegna. La LSC può essere la base per l’ufficializzazione definitiva della lingua attraverso una legge regionale che la stabilizzi quale insieme di regole di scrittura del sardo ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.L’ufficio segnala che si possa arrivare a questo traguardo attraverso alcune piccole modifiche che la adattino meglio al sardo parlato di alcune località dell’isola, senza però stravolgere l’impianto che è già frutto di numerose mediazioni e di un dibattito che data a oltre 40 anni.E’ stato dimostrato con i fatti che la popolazione, quando è stata informata puntualmente, è sempre stata favorevole all’idea e all’uso di una lingua scritta unica (facendo salva l’oralità e la ricchezza del lessico) e che l’onestà intellettuale e la sperimentazione matura e consapevole hanno dato gambe alla Limba Sarda Comuna, che ora è più forte e dotata dei mezzi necessari per sopravvivere e affermarsi sempre di più.Pertanto, la prima sperimentazione del modello standard morfo-sintattico LSC si può considerare conclusa positivamente. Questo va inteso nel senso che laddove la lingua sarda si è creata nuovi spazi, questi sono stati per lo più ‘occupati’ dalla lingua normata. Il predominio dell’italiano è però sempre evidente. In generale, fuori dagli usi ufficiali regionali, lo standard ha convissuto bene con i dialetti locali.La sperimentazione ha avuto due fasi. La prima dal 2007 al 2010, nella quale la LSC è stata utilizzata solo quale lingua sarda scritta in uscita dell’Amministrazione Regionale. La seconda dal 2011 al 2013, nella quale, attraverso chiari indirizzi politici del Piano Triennale Linguistico 2011-2013, si era provveduto a una sua implementazione in vari ambiti anche con l’introduzione di misure atte a incoraggiarne l’uso esterno e simboliche premialità nei procedimenti a evidenza pubblica.Le resistenze alla lingua sarda, anche quella normata e unitaria, sono spesso di carattere pregiudiziale, ideologico, quasi religioso. Va da sé che laddove si sono inseriti fenomeni di questo tipo non solo non c’è stata accettazione, ma la LSC non è stata neppure presentata correttamente alla popolazione e agli operatori. Ed è stata opposta spesso alla conservazione e uso dei dialetti-varietà locali. In questi casi c’è lavoro da fare.In realtà, le poche volte che si è cercato di sondare il gradimento della popolazione si sono ottenuti risultati confortanti.Però come mero modello tecnico-scientifico la LSC rappresenta, a parere dello scrivente ufficio, con piccoli aggiustamenti che non sconvolgano l’impianto, un punto di riferimento ineludibile per una politica linguistica che voglia essere efficace e non rappresentare sterilmente la conservazione dello status quo dialettale che nega la crescita del sistema verso un prestigio e uno status da lingua normale.Analoghi processi di standardizzazione dovrebbero essere promossi dalle amministrazioni locali per le lingue minori della Sardegna: catalano, turritano, gallurese e ligure.Sulla scrittura dei dialetti locali, anche in sede ufficiale, è raccomandata liberalità e apertura.Monitoraggio sull'utilizzo sperimentale della Limba Sarda Comuna Anni 2007-2013  

Lisez tout Lisez tout Il Servizio Lingua Sarda dell’Assessorato della Pubblica Istruzione ha concluso il monitoraggio sulle attività di sperimentazione della Limba Sarda Comuna, codice standard della lingua sarda individuato dalla Giunta Regionale nel 2006.Secondo le osservazioni dei tecnici in forze al servizio, l’utilizzo, in diverse fasi e con differenti intensità, della lingua ha dato esiti positivi e incoraggianti tenendo conto della situazione difficilissima della lingua in Sardegna. La LSC può essere la base per l’ufficializzazione definitiva della lingua attraverso una legge regionale che la stabilizzi quale insieme di regole di scrittura del sardo ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.L’ufficio segnala che si possa arrivare a questo traguardo attraverso alcune piccole modifiche che la adattino meglio al sardo parlato di alcune località dell’isola, senza però stravolgere l’impianto che è già frutto di numerose mediazioni e di un dibattito che data a oltre 40 anni.E’ stato dimostrato con i fatti che la popolazione, quando è stata informata puntualmente, è sempre stata favorevole all’idea e all’uso di una lingua scritta unica (facendo salva l’oralità e la ricchezza del lessico) e che l’onestà intellettuale e la sperimentazione matura e consapevole hanno dato gambe alla Limba Sarda Comuna, che ora è più forte e dotata dei mezzi necessari per sopravvivere e affermarsi sempre di più.Pertanto, la prima sperimentazione del modello standard morfo-sintattico LSC si può considerare conclusa positivamente. Questo va inteso nel senso che laddove la lingua sarda si è creata nuovi spazi, questi sono stati per lo più ‘occupati’ dalla lingua normata. Il predominio dell’italiano è però sempre evidente. In generale, fuori dagli usi ufficiali regionali, lo standard ha convissuto bene con i dialetti locali.La sperimentazione ha avuto due fasi. La prima dal 2007 al 2010, nella quale la LSC è stata utilizzata solo quale lingua sarda scritta in uscita dell’Amministrazione Regionale. La seconda dal 2011 al 2013, nella quale, attraverso chiari indirizzi politici del Piano Triennale Linguistico 2011-2013, si era provveduto a una sua implementazione in vari ambiti anche con l’introduzione di misure atte a incoraggiarne l’uso esterno e simboliche premialità nei procedimenti a evidenza pubblica.Le resistenze alla lingua sarda, anche quella normata e unitaria, sono spesso di carattere pregiudiziale, ideologico, quasi religioso. Va da sé che laddove si sono inseriti fenomeni di questo tipo non solo non c’è stata accettazione, ma la LSC non è stata neppure presentata correttamente alla popolazione e agli operatori. Ed è stata opposta spesso alla conservazione e uso dei dialetti-varietà locali. In questi casi c’è lavoro da fare.In realtà, le poche volte che si è cercato di sondare il gradimento della popolazione si sono ottenuti risultati confortanti.Però come mero modello tecnico-scientifico la LSC rappresenta, a parere dello scrivente ufficio, con piccoli aggiustamenti che non sconvolgano l’impianto, un punto di riferimento ineludibile per una politica linguistica che voglia essere efficace e non rappresentare sterilmente la conservazione dello status quo dialettale che nega la crescita del sistema verso un prestigio e uno status da lingua normale.Analoghi processi di standardizzazione dovrebbero essere promossi dalle amministrazioni locali per le lingue minori della Sardegna: catalano, turritano, gallurese e ligure.Sulla scrittura dei dialetti locali, anche in sede ufficiale, è raccomandata liberalità e apertura.Monitoraggio sull'utilizzo sperimentale della Limba Sarda Comuna Anni 2007-2013  

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