Nel 1323 un corpo di spedizione guidato dall'infante Alfonso, figlio di Giacomo II d'Aragona, sbarcò in Sardegna. L'evento può essere considerato l'atto iniziale di un nuovo periodo della storia sarda che vide l'isola, sino al 1718, soggetta in modo pressoché ininterrotto dapprima al dominio catalano-aragonese e poi a quello spagnolo.
Dal punto di vista linguistico, queste vicende hanno lasciato un'impronta profondissima nella fisionomia del sardo. La diffusione del catalano, lingua ufficiale dei conquistatori sino al 1479, fu più rapida e intensa nella regione meridionale dell'isola che non in quella settentrionale, ove in ogni caso fu tutt'altro che blanda.
Quali esempi della penetrazione del nuovo idioma nel lessico sardo, ricordiamo voci come il camp. aíči "così" (catalano així); il campidanese, centrale e logudorese meridionale bardúf(f)ula "trottola" (cat. baldufa); il log. e camp. barƀéri "barbiere" (cat. barber); il camp. e barbaricino bláu, bráu "azzurro, celeste" (cat. blau); il camp. buččákka, centr. buttsákka, log. buákka ''tasca, saccoccia'' (cat. butxaca, botxaca, bojaca); il log. (figu) burdaòtta "specie di fico nero, brogiotto" (cat. bordissot); il camp. e centr. brassólu, brattsólu, bartsólu "culla" (cat. bressol, brassol); il camp., barb. e centr. kađíra ''sedia'' (cat. cadira); il log. kamèḍḍa "arco del giogo dei buoi'' (cat. camella); il log. karabássa "specie di zucca lunga" (cat. carabassa); il log. kartsòffa, iskartsòffa, camp. kančòffa, končòffa "carciofo" (cat. carxofa, escarxofa).
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