Seguici su
Cerca Cerca nel sito

Consonantismo

Consonantismo


Per illustrare il consonantismo del sardoromanzo in primo luogo è evidente la situazione testimoniata dalle varietà più conservative, quelle cioè che meno si sono allontanate dal latino, segnatamente i dialetti centrali e il logudorese (corrispondenti, dal punto di vista geografico, alla Sardegna centro settentrionale).
A parere di molti studiosi la varietà campidanese parlata nel Meridione dell'isola mostra su diversi punti differenze più o meno sensibili per aver partecipato separatamente a innovazioni successive. Questa teoria, che riprende in toto gli studi di Wagner, è in qualche modo messa in discussione da alcuni recenti studi anche se in maniera ancora non del tutto conclusiva. In ogni caso il trattamento delle occlusive velari, di quelle sorde e di quelle sonore rappresenta uno dei capisaldi per comprendere come dal latino parlato in Sardegna si sia andata formando gradatamente una lingua con caratteristiche proprie che hanno affascinato generazioni di glottologi e linguisti. Di particolare rilievo il trattamento in sardo delle consonanti labiovelari latine, ossia dei foni che si incontrano, per es., nel lat. quattuor ''quattro'', aqua ''acqua'' (labiovelare sorda), o in anguilla ''anguilla'', e in lingua ''lingua'' (labiovelare sonora): in sardo hanno come esito b(b), occlusiva bilabiale sonora (eventualmente lunga), sicché nelle varietà centro settentrionali le forme per quattro, acqua, anguilla e lingua sono, rispettivamente, bátoro, ábba, ambídòdòa e límba.

Aggiornamento

11/5/2023 - 16:44

Commenti

Scrivi un commento

Invia