Olbia, Museo archeologico - Foto di Museo archeologico di Olbia ©, Tutti i diritti riservati

Olbia, Museo archeologico

Tipologia: Archeologia

Informazioni
Indirizzo: Isola di Peddona - Porto Vecchio, s.n.c. - 07026 Olbia
Tel. +39 0789 28290 - +39 340 3560742
Ente titolare: Comune di Olbia
Ente gestore: Comune di Olbia
Orari:
MA-SA 08:00-13:00 e 16:00-19:00
È consigliato prenotare le visite chiamando il numero di telefono +39 340 3560742, attivo dal martedì al sabato, durante gli orari di apertura del museo.
Biglietto: ingresso gratuito
E-mail: info@olbiaturismo.it
Sito web: www.helloolbia.com/museo-archeologico-olbia

Il museo
Il Museo, situato sulla piccola Isola Peddone, di fronte al porto vecchio, richiama con le sue forme l'immagine di una nave ormeggiata, in ragione sia del contesto urbano-marittimo nel quale si inserisce sia del rilevante ruolo di Olbia quale città portuale nella storia della Sardegna.
L’esposizione è dedicata alle vicende del porto e della città, con particolare riferimento alle fasi fenicia, greca, punica e romana.
Al piano-terra, nella Sala 1, sono di particolare interesse i due (degli 11) relitti di navi onerarie rinvenute nello scavo del porto antico, andate a fuoco in occasione di un attacco dei Vandali verso il 450 d. C.: attacco che decretò la fine di Olbia romana. Sono inoltre presenti sezioni ricostruttive a scala reale di navi onerarie romane, aste da timone e due alberi conservati per buona parte della lunghezza originaria (7-8 metri ).
La Sala 2, destinata a relitti di futuro allestimento, offre un video sulle scoperte nel porto.
La Sala 3 ospita il relitto di una piccola imbarcazione medievale, l'unica al momento esposta al pubblico in Italia, forse destinata al traffico nel solo golfo olbiese o lungo le coste limitrofe.
La Sala 4 rievoca con una suggestiva proiezione a 180° l'attacco dei Vandali alla città romana. La Sala 5 ospita un grande plastico del porto riferito al II sec. d. C.

Il primo piano è dedicato all' area urbana di Olbia.
La Sala 1 documenta attraverso manufatti le fasi prenuragiche e nuragiche e la nascita dell'insediamento fenicio (750 a. C.) e greco-focese (630-520 a. C.).
La Sala 2 è dedicata al periodo cartaginese e al passaggio al dominio romano, fase cui si riferiscono anche una stele di granito col simbolo della dea Tanit e un’iscrizione punica nel corridoio di raccordo.
La Sala 3 espone ancora terrecotte, corredi funebri e anfore riferibili al passaggio tra l'Olbia punica e l'Olbia romana, mentre la Sala 4 o "di Ercole" documenta il periodo di piena romanizzazione, a partire dalla metà del I sec. a. C., con plastici e reperti anche scultorei. Si segnalano le teste di Domiziano e Domizia, nonché la straordinaria testa di Ercole, principale divinità della città, montata su un corpo di ricostruzione a grandezza naturale e nei colori che dovevano caratterizzare l’originale.
La Sala 5 racconta le relazioni tra Olbia romana e il Mediterraneo, nonché il traumatico passaggio ai Vandali.
La Sala 6 è dedicata all’età bizantina, quando la città ridotta a piccolo borgo assume il nome di Phausania, ed ai successivi periodi: giudicale (chiamata Civita, è capitale di Gallura e rilancia traffici e porto), aragonese-spagnolo (assume il nome di Terranova e decade), piemontese, unitario e postunitario (ripristina la funzionalità del golfo e lancia il turismo marino-balneare).

Perché è importante visitarlo
Il Museo racconta la storia di “Olbía”, la città “felice” dei Greci, col suo porto strategico e le millenarie stratificazioni culturali. E’ il museo che in Italia espone il maggior numero di navi antiche e l'unico al mondo che mostra alberi e timoni d'età romana, dunque una tappa obbligata per chi sia appassionato di tecnica della navigazione antica.

Servizi
Audioguide.
È consigliato prenotare le visite chiamando il numero di telefono +39 340 3560742 attivo durante i giorni e gli orari di apertura del museo.
Si può arrivare al museo in autobus utilizzando la linea 9 del trasporto pubblico urbano Aspo, fermata fronte municipio (info e biglietti: https://www.aspo.it).

Galleria fotografica